Jokic, l’antidivo per eccellenza
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Smarrisce il trofeo Mvp e ha una fortissima passione per i suoi cavalli: Jokic, il più forte cestista al mondo degli ultimi due anni
Jokic, l’antidivo per eccellenza
Smarrisce il trofeo Mvp e ha una fortissima passione per i suoi cavalli: Jokic, il più forte cestista al mondo degli ultimi due anni
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Jokic, l’antidivo per eccellenza
Smarrisce il trofeo Mvp e ha una fortissima passione per i suoi cavalli: Jokic, il più forte cestista al mondo degli ultimi due anni
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AUTORE: Nicola Sellitti
La parata per il titolo Nba dei Denver Nuggets, arrivato dopo diversi decenni, gli interessava assai poco. Nikola Jokic, miglior giocatore delle finali, due volte miglior giocatore della stagione regolare, era in pena, mentre i compagni svuotavano bottiglie di Cristal: testa scossa davanti alla stampa, la sfilata per le strade di Denver gli avrebbe impedito di volare a Sombor, in Serbia, per vedere in gara uno dei suoi cavalli. I suoi amatissimi cavalli. Segue le corse anche quando è in panchina, durante le partite. Sull’aereo privato messo a disposizione dalla dirigenza di Denver per tornare subito in patria, dovrebbe essere finito anche il trofeo di Mvp, che Jokic aveva smarrito nello stanzino del custode del palazzetto dello sport del trionfo. Lo ha raccontato ai cronisti increduli, abituati a atleti che si portano il trofeo tra le lenzuola, che gli dedicano una stanza. Lui no, lo perde.
Alla fine Nikola è pure tornato in tempo a casa sua: è stato immortalato all’ippodromo di Sombor a godersi il suo cavallo, con un sorriso quasi mai visto sul parquet. Insomma, queste due fotografie dovrebbero rendere al meglio l’idea che il più forte cestista al mondo degli ultimi due anni – ci sono arrivati alla fine anche gli americani – è l’antidivo per eccellenza. Forse non ce ne sono mai stati così, almeno nello sport americano. Va aggiunta una terza fotografia, forse quella più esaustiva sul tema Jokic: pochi attimi prima di essere scelto dalla Nba, al Draft 2015, ovvero il secondo in cui un cestista diventa ricco, con il primo contratto da professionista nella Lega, si è addormentato a casa sua, in Serbia: ha saputo di essere poi finito a Denver dopo qualche ora. Non credeva che l’Nba alla fine lo scegliesse davvero. Il centro serbo è davvero una figura che davvero non c’entra niente con il campione 2.0, foto, social, industria che produce soldi al secondo. Certo, sa farsi rispettare, ma non dà a vedere di essere competitivo, non alza la voce con i compagni. Sembra essersi alzato dal letto da qualche minuto, arriva alla partita, domina senza saltare più di dieci centimetri da terra e spesso vince. Tutto qui.
La componente adrenalinica è garantita dai suoi fratelli, che si fanno notare sugli spalti. Rissosi e rumorosi, una delle ultime vittime delle loro punzecchiature è stato Jack Nicholson, in prima fila al palazzetto dello sport dei Los Angeles Lakers. A Jokic per essere felice basterebbe una palla da basket – non sempre, tra l’altro – qualche birra, tanto latte, la figlia e i suoi cavalli, che ha visto correre dal vivo spesso anche in Italia, negli ippodromi romagnoli. Due anni fa fece visita alla scuderia di Varenne con lo sguardo di un bambino verso una fetta di pane e Nutella. In Rete girano ancora le foto del piccolo Jokic, a poco più di 10 anni, in sovrappeso, mentre beve latte. Per diventare il migliore nella Nba ha dovuto rivedere le sue abitudini alimentari: stop a latte e Coca Cola (tre litri al giorno!), ha perso circa 20 chili, acquistando in mobilità e convinzione. Per il talento non c’era bisogno di aggiungere nulla al repertorio.
Resta l’immagine di un clamoroso fuoriclasse, di un talento degno della scuola slava. Mani da pianista, Jokic è decisamente lontano dal testosterone che vola via a fiumi nella Nba e invece assai prossimo allo sport degli anni 70 che sapeva prendersi meno sul serio. Ce ne vorrebbero altri, così.
Di Nicola Sellitti
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