Jose Mourinho l’uomo che sa di calcio e di vita
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Il trionfo di Jose Mourinho, l’uomo che ricordò quanto chi capisca solo di calcio non capisca nulla di calcio.

Jose Mourinho l’uomo che sa di calcio e di vita
Il trionfo di Jose Mourinho, l’uomo che ricordò quanto chi capisca solo di calcio non capisca nulla di calcio.
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Jose Mourinho l’uomo che sa di calcio e di vita
Il trionfo di Jose Mourinho, l’uomo che ricordò quanto chi capisca solo di calcio non capisca nulla di calcio.
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AUTORE: Fulvio Giuliani
Le lacrime di Jose Mourinho, uno che ha vinto tutto in modo diverso da tutti, suggellano il valore del trionfo della Roma. Ben oltre la prima edizione della vituperata Conference League, da tutti (tranne lui, ovvio) considerata nel mondo del calcio la cenerentola delle coppe.
Ancora una volta, l’allenatore portoghese ha dato una lezione di sport e di vita, l’uomo che ricordò quanto chi capisca solo di calcio non capisca nulla di calcio. Non sarà certo un caso se c’è voluto lui a riportare una coppa in Italia, 12 anni dopo il triplete interista al Santiago Bernabeu in Champions League. C’è voluto l’uomo nato e vissuto con l’ossessione della vittoria come suggello personale, ma soprattutto di gruppi plasmati sulla feroce e condivisa voglia di affermare la propria esistenza e il proprio ricordo.
C’è voluto lo Special One, che gli incompetenti volevano ‘bollito’, per ricordare al calcio italiano di non essere minimamente in condizione di fare il supponente o lo schifiltoso davanti alle coppe che non siano l’irraggiungibile (per noi) Champions League.
Un movimento ormai periferico per anni si è cullato nella convinzione di poter snobbare l’Europa League, quando semplicemente la vecchia Coppa Uefa non l’abbiamo mai vinta da quando si chiama così. Mai e non certo a caso.
Invece, Don Jose è arrivato a Roma, alla guida di una squadra normalissima, si è messo a lavorare per creare uno dei suoi mitologici “gruppi“, individuando, in quella che i soloni avevano già definito la “coppetta“, il grande obiettivo stagionale. Aveva ragione lui.
Non tanto per il primo trofeo internazionale in bacheca in mezzo secolo, ma soprattutto per l’ondata emotiva che ha scosso Roma. Il delirio di Tirana e i 60.000 che sono andati allo Stadio Olimpico a vedere la partita che non c’era. Ecco spiegate le lacrime dell’allenatore più vincente di sempre: una missione compiuta.
Suggellata dalle parole del suo giovane capitano Pellegrini, cinque minuti dopo la fine della partita con il Feyenoord: “Ora festeggiamo e festeggiamo tanto – ho detto – ma da domani ci mettiamo al lavoro per i prossimi risultati”. Questa è mentalità, la mentalità di Jose Mourinho.
di Fulvio Giuliani
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