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Essere Julio Velasco

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“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato della delusione del volley e della pallanuoto maschile

Essere Julio Velasco

“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato della delusione del volley e della pallanuoto maschile

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Essere Julio Velasco

“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato della delusione del volley e della pallanuoto maschile

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Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato nel giro di 24 ore della grande e doppia delusione del volley e della pallanuoto maschile.

E non scriviamo a caso “maestro”, perché quest’uomo italiano per scelta – che ha vinto tutto ciò che è umanamente possibile vincere tranne un solo titolo… – ancora una volta ha dato una lezione a tutti. 

A pochi minuti dall’ennesimo trionfo, da un risultato mai raggiunto dalla pallavolo femminile azzurra ai Giochi olimpici, si è concesso un momento di festa con i familiari e poi ha chiesto loro scusa perché era il momento di parlare con i giornalisti. Con il tono di sempre – quello stesso sereno, consapevole eppure deciso usato anche nei momenti di difficoltà delle azzurre durante i timeout – ha ricordato: “La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell’oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l’erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l’oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l’importante è che i nervi non ci tradiscano”. 

Come non pensare alla sempiterna cultura degli alibi, così cara a una certa Italia. Come quella messa in campo dalla pallanuoto, dopo il quarto di finale perso con l’Ungheria. Una partita in cui – è vero – abbiamo subito un torto arbitrale, ma in cui abbiamo anche sbagliato due rigori durante i quattro quarti regolamentari e altri tre durante i tiri di rigore decisivi. Un po’ troppo per prendercela solo con i direttori di gara, lanciando accuse non si sa bene a chi e sostenendo che cosa via social. 

Poche ore dopo, un uomo che se ne poteva stare comodamente a commentare le Olimpiadi in Tv facendosi strapagare si trovava per l’ennesima volta a bordo campo, a soffrire senza poterlo far vedere. Perché le sue ragazze (lui lo sa) devono poter girarsi in qualsiasi momento e vedere un allenatore in controllo della situazione, un punto di riferimento. Un signore con i capelli ormai grigi che non può permettersi mattate, escandescenze o altre cialtronate tipiche di un certo modo di interpretare lo sport. 

Lui è Julio Velasco ed è in missione, insieme al suo ex fenomeno in campo Lorenzo Bernardi, oggi assistente. Il più forte giocatore di volley di ogni tempo che con spirito di servizio si è messo a disposizione del suo antico maestro. Consapevole di dover stare in seconda fila. Immaginate CR7 fare da assistente a Pep Guardiola… La missione non è finita, c’è un lavoro da portare a casa, una finale da giocare con gli Usa. La più bella partita della vita di queste splendide ragazze. 

Il maestro si ferma, ci pensa un po’ e poi ricorda di non aver ancora visto la sua squadra giocare al meglio. È il suo modo di dare appuntamento a domenica. Senza parlare di mancanze e maledizioni, solo di sport. Di momenti di vita da ricordare.

di Fulvio Giuliani

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