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L’uomo dei 5 mondiali. Fefé De Giorgi, re del volley

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L’uomo dei 5 mondiali. Fefé De Giorgi, re del volley. L’allenatore dell’Italia campione del mondo per la quinta volta nella sua storia

De Giorgi

L’uomo dei 5 mondiali. Fefé De Giorgi, re del volley

L’uomo dei 5 mondiali. Fefé De Giorgi, re del volley. L’allenatore dell’Italia campione del mondo per la quinta volta nella sua storia

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L’uomo dei 5 mondiali. Fefé De Giorgi, re del volley

L’uomo dei 5 mondiali. Fefé De Giorgi, re del volley. L’allenatore dell’Italia campione del mondo per la quinta volta nella sua storia

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C’è un uomo che ha vinto cinque titoli mondiali nella sua vita. Cinque.
Si chiama Ferdinando De Giorgi ed è l’allenatore dell’Italia campione del mondo per la quinta volta nella sua storia – secondo titolo consecutivo – grazie allo spettacolare 3-1 alla Bulgaria nella finale giocata nelle Filippine ieri pomeriggio.

Partiamo da Fefè (per tutti è Fefè), perché un signore con l’aria di quello che non si prende mai troppo sul serio, con il fisico di chi ama la pastasciutta molto più delle schiacciate e dei muri, c’era e c’è sempre in campo e in panchina nelle cinque occasioni in cui gli azzurri si sono issati sul tetto del mondo.
Una cosa senza senso, che ottieni solo se sei di un’altra categoria. Nata vincere.

All’italiana, senza fare il fenomeno. Con quell’aria e quel fisico di cui sopra che ti fanno sembrare il vicino di pianerottolo, anche se hai alzato per Lucchetta e Zorzi e hai giocato col più forte giocatore di ogni epoca, Bernardi. E poi hai costruito una macchina agonisticamente spaventosa e senza eguali nella tecnica, nella capacità di leggere le partite, gestire i momenti.

Un titolo mondiale fantastico, edificato sulla qualità debordante di Simone Giannelli, Yuri Romanò, Alessandro Michieletto, Simone Anzani, Mattia Bottolo e tutti gli altri. Fatto, però, anche di lavoro su se stessi, necessario per stare al passo di avversari in continua evoluzione.

Campioni del mondo con le ragazze di Julio Velasco, campioni del mondo con i ragazzi di Fefè De Giorgi: che si può volere di più… ci riuscirono solo i sovietici nel 1952 e nel 1960, altro mondo, altro sport.

C’è un’immagine: alla fine, sul podio, mentre capitan Giannelli sollevava la coppa al cielo indossando la maglia del grande infortunato e assente Daniele Lavia, il tecnico Fefè De Giorgi se ne stava a un metro dai suoi ragazzi. Senza imporsi e rubare la scena, felice.

I protagonisti sono loro, il condottiero sa lasciare lo spazio, guardare e – chissà – ricordare i pomeriggi lontani in cui per la prima volta toccammo il cielo con un dito. E lui c’era. Allora come oggi.

Di Fulvio Giuliani

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