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La notte dell’Inter da raccontare ai nipoti

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La vittoria dell’Inter contro il Barcellona in Champions League è una gioia che non riguarda solo gli interisti. È nerazzurra, ovvio, ma arriva a chi ama lasciarsi trascinare dai misteri del pallone

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La notte dell’Inter da raccontare ai nipoti

La vittoria dell’Inter contro il Barcellona in Champions League è una gioia che non riguarda solo gli interisti. È nerazzurra, ovvio, ma arriva a chi ama lasciarsi trascinare dai misteri del pallone

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La notte dell’Inter da raccontare ai nipoti

La vittoria dell’Inter contro il Barcellona in Champions League è una gioia che non riguarda solo gli interisti. È nerazzurra, ovvio, ma arriva a chi ama lasciarsi trascinare dai misteri del pallone

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Sono giorni in cui mi ritrovo a scrivere sempre di sport, sballottato fra emozioni profondamente negative e altre che riconciliano con un mondo troppo spesso fatto di esagerazioni inutili e di esasperazioni senza senso.

Quando dovremmo semplicemente far parlare le emozioni, come quelle regalate dalla semifinale di Champions League fra Inter e Barcellona a chiunque ami il calcio e lo sport.

Per il popolo nerazzurro è stata una nottata da raccontare ai nipoti, in cui dire: “Io c’ero”. Una di quelle in cui – con il passare degli anni – si moltiplicheranno per quattro, cinque o sei volte gli spettatori di San Siro… Chissà quanti si convinceranno di aver realmente assistito dal vivo alla partita, tale è stato il coinvolgimento generale.

Una gioia che non riguarda solo gli interisti: è nerazzurra, ovvio, ma arriva a chi ama lasciarsi trascinare dai misteri del pallone.

Dagli infinitesimali dettagli che girano le storie di un’intera stagione e delle carriere di giocatori, perennemente sospese fra un’onorevolissima militanza e qualcosa destinato a restare.

Se l’è meritata tutta questa gioia l’Inter, a cominciare dal suo allenatore. Una persona perbene, Simone Inzaghi, lontana dagli atteggiamenti messianici o ieratici di alcuni dei suoi colleghi più famosi e in vista.

Non era bastata la finale di Champions League di due anni fa a consacrarlo fra i più grandi, sempre guardato come se gli mancasse qualcosa. Anche dopo aver stravinto lo scudetto dell’anno scorso.

Questa seconda finale in tre anni mette a posto moltissime cose e alzare la Coppa chiuderebbe ogni discorso.

È gioia e meritato riconoscimento al lavoro di un dirigente serio e preparato come Marotta e di un gruppo che quest’anno ha provato a vincere tutto. In un’epoca di freddi calcolatori, si è sentito dire da qualche improvvisato Solone che si era trattato solo di un peccato di superbia. Invece di una magnifica e folle scommessa.

Tutto cancellato da una notte sotto l’acqua bella come poche, in cui è stupendo essere interisti, ma anche semplicemente amare il calcio.

di Fulvio Giuliani

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