L’ad della Roma Lina Souloukou si è dimessa
Non è più calcio. Le dimissioni del Ceo della Roma, Lina Soukoulou, certificano l’ulteriore folle passo verso un punto di non ritorno
L’ad della Roma Lina Souloukou si è dimessa
Non è più calcio. Le dimissioni del Ceo della Roma, Lina Soukoulou, certificano l’ulteriore folle passo verso un punto di non ritorno
L’ad della Roma Lina Souloukou si è dimessa
Non è più calcio. Le dimissioni del Ceo della Roma, Lina Soukoulou, certificano l’ulteriore folle passo verso un punto di non ritorno
Non è più calcio. Le dimissioni del Ceo della Roma, Lina Soukoulou, certificano l’ulteriore folle passo verso un punto di non ritorno
Non è più calcio. Manco ci si avvicina. Le dimissioni del Ceo della Roma, Lina Soukoulou, certificano l’ulteriore folle passo verso un punto di non ritorno. La dirigente si è dimessa questa mattina dopo essere finita sotto scorta con la sua famiglia per le minacce di morte ricevute da una fetta del “tifo” giallorosso a seguito della decisione di esonerare Daniele De Rossi, con Ivan Juric sulla panca della Roma.
Riscriviamo: una famiglia con due bambini piccoli è sotto scorta perché è avvenuto il licenziamento di un allenatore. Come scritto, è l’ennesimo punto di non ritorno. Non è una questione di passione del tifo oppure risentimento per “troppo amore” per la cacciata di una bandiera – come lo è stata De Rossi -, peraltro ingiustamente licenziato dopo quattro partite di campionato, con un contratto triennale rinnovato neppure due mesi fa.
Dal punto di vista calcistico quell’esonero è un errore. Senza dubbio. Ma anche se fosse una resa dei conti tra un dirigente e un tecnico, nulla giustifica la deriva che ha portato alla scorta, alle minacce, alla paura, al confine definitivamente saltato tra sport e legalità. In questa vicenda c’è un po’ di tutto, dalla dirigenza di un club che ha perso la bussola, che voleva acquistare un club di Premier League (l’Everton) ridimensionando l’investimento sulla Roma -trattativa poi fallita – a una dirigente che poco ha capito della piazza in un anno e mezzo, “usando” una figura storica come De Rossi per ammortizzare la fine dell’era di José Mourinho. Mentre De Rossi ha scelto il silenzio, Francesco Totti aveva anticipato cosa sarebbe poi avvenuto e anche quel passaggio, quell’intervista forse è stata poco tempestiva.
Detto questo, pur contemplando il dolore del tifo giallorosso, con le minacce di morte si è fatto un altro balzo verso la pura barbarie. Nulla giustifica questa vicenda orribile. E la via del ritorno alla civiltà per il calcio sembra sempre più complicata.
Di Nicola Sellitti
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