Le belle lezioni di una sconfitta
Lo sport e la lezione più bella che ci lascia l’abbraccio dell’allenatore dalla Nazionale italiana di basket, Pozzecco, e Fontecchio.
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Le belle lezioni di una sconfitta
Lo sport e la lezione più bella che ci lascia l’abbraccio dell’allenatore dalla Nazionale italiana di basket, Pozzecco, e Fontecchio.
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Le belle lezioni di una sconfitta
Lo sport e la lezione più bella che ci lascia l’abbraccio dell’allenatore dalla Nazionale italiana di basket, Pozzecco, e Fontecchio.
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Lo sport e la lezione più bella che ci lascia l’abbraccio dell’allenatore dalla Nazionale italiana di basket, Pozzecco, e Fontecchio.
Raccontare dei trionfi è sempre bello ed esaltante, ma a volte sono le sconfitte più brucianti a insegnarci qualcosa di fondamentale. L’immagine che vale un intero campionato europeo e andrebbe spiegata a figli e nipoti è quella dell’allenatore della Nazionale italiana di basket, Gianmarco Pozzecco detto il Poz, che corre ad abbracciare un inebetito Simone Fontecchio – il migliore dei nostri ieri in campo nel quarto di finale quasi vinto contro la Francia – pochi secondi dopo il suo ‘zero su due’ ai tiri liberi che sarebbero valsi probabilmente la semifinale.
La Francia ha appena pareggiato e conquistato un supplementare in cui poi staccherà gli azzurri fra mille rimpianti e il Poz corre ad abbracciare quel ragazzo che vorrebbe semplicemente sprofondare da qualche parte, nella Mercedes Benz Arena di Berlino.
Lo fa perché è stato giocatore fino a l’altro ieri e in fin dei conti lo resta ancora oggi con il suo modo di allenare tutto cuore e travolgente umanità. L’ha fatto perché era giusto e naturale farlo e perché esistono dei personaggi del mondo dello sport capaci di interpretare istintivamente i valori più profondi. Quelli per cui varrà sempre la pena seguire una partita sportivamente parlando crudele.
Per tutto questo diciamo grazie al Poz e agli azzurri, come domenica abbiamo esultato e goduto per la meravigliosa vittoria della nazionale di pallavolo. Ieri è andata male, ma abbiamo imparato qualcos’altro di importante, importantissimo, sul concetto di squadra, sacrificio e amicizia.
Ci siamo amaramente ricordati che lo sport è una magnifica metafora della vita, con la sua altalena di vittorie e sconfitte, di cieli toccati con un dito e amarezze che sembrano tramortirti.
La lezione più bella, fra le tante che ti lascia una partita magnifica e terribile come quella giocata dall’Italia contro un avversario ancora una volta superiore, è che già oggi si riprende a lavorare per vincere la prossima. Per essere pronti a sfruttare l’occasione che la vita tornerà a offrirci e per la quale saremo obbligati a lavorare meglio, a prepararci ancora di più.
Fontecchio non avrà dormito stanotte e ritirerà nella sua testa quei tiri liberi non sappiamo per quanti anni. Come per un’intera carriera un rigore finito alto sarà rimasto a tormentare Roberto Baggio o Gigi Di Biagio.
È lo sport, è la vita, ma si impara e si va avanti. Comunque migliori e un po’ più ricchi di prima.
Di Fulvio Giuliani
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