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Le lacrime di Cristiano Ronaldo

Cinque volte pallone d’Oro, una carriera irripetibile: eppure anche i grandi come Cristiano Ronaldo possono scoppiare in lacrime

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Le lacrime di Cristiano Ronaldo

Cinque volte pallone d’Oro, una carriera irripetibile: eppure anche i grandi come Cristiano Ronaldo possono scoppiare in lacrime

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Le lacrime di Cristiano Ronaldo

Cinque volte pallone d’Oro, una carriera irripetibile: eppure anche i grandi come Cristiano Ronaldo possono scoppiare in lacrime

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Cinque volte pallone d’Oro, una carriera irripetibile: eppure anche i grandi come Cristiano Ronaldo possono scoppiare in lacrime

Cinque volte Pallone d’Oro, una carriera infinita e irripetibile, simbolo assieme a Leo Messi da oltre 20 anni del calcio mondiale. Eppure Cristiano Ronaldo poco dopo essersi visto parare un rigore – peraltro tirato discretamente – dal muro sloveno Oblak alla fine del primo tempo supplementare, è scoppiato in lacrime.

È stato sinora uno dei momenti clou di questa edizione degli Europei, dove i protagonisti sono soprattutto i portieri (Donnarumma, Mamardashvili, Oblak, Diogo Costa) con le stelle che fanno fatica in un contesto di generale logorio per una stagione infinita. 

Ronaldo ha spiegato alla stampa che voleva segnare per primo. Avverte di essere il faro del Portogallo e non potrebbe essere altrimenti con quel cursus honorum leggendario. Per quel rigore si è scusato più volte con la tifoseria. Anche dopo il penalty mandato a segno nella lotteria finale che ha consegnato i quarti di finale ai lusitani. Dopo le lacrime, c’è stato il riscatto. Non è importante se cadi, ma come ti rialzi: la legge non scritta dei campioni.

Il pianto di Ronaldo è la fotografia di un uomo di sport, simpatico o meno, di quasi 40 anni che è ancora affamato dopo aver vinto tutto (più volte) e che pretende tantissimo da se stesso e dagli altri, con una forma feroce di abnegazione al lavoro e la capacità – anche attraverso le lacrime – di assumersi la responsabilità dei propri errori. E poco contano i soldi, la vita favolosa di Ronaldo mostrata sui social, le automobili milionarie, le case, le ville: in quel pianto c’è l’ossessione di un uomo verso la perfezione e c’è il senso di responsabilità verso il suo paese, da dove è partita la sua corsa verso il vertice mondiale 20 anni. Ha poi giocato in Inghilterra, Spagna, Italia, ora Arabia Saudita. Ma il legame con il Portogallo è viscerale. Solo così, con questa fame, con questa ossessione, Ronaldo è arrivato dove è arrivato, al vertice per 20 anni. Lavoro, etica, responsabilità.

Dalle parti azzurre, soprattutto ai piani alti dove si prendono le decisioni, dovrebbero fischiare le orecchie. Da quelle parti – anche in campo, in verità – non ci sono certo talenti alla Ronaldo. Ma di fronte alle lacrime del portoghese quella sensazione diffusa di apatia verso la maglia azzurra, quella totale mancanza di unione, attaccamento, appare davvero un insulto. “Una resa morale, non solo sportiva”, ha detto il ministro dello Sport, Andrea Abodi. Con cui stavolta non si può che essere concordi.

di Nicola Sellitti

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