L’invenzione della pallina da tennis
Nel 1850 fece la sua comparsa sul mercato la prima pallina da tennis in gomma vulcanizzata, che rivoluzionava le regole del gioco
L’invenzione della pallina da tennis
Nel 1850 fece la sua comparsa sul mercato la prima pallina da tennis in gomma vulcanizzata, che rivoluzionava le regole del gioco
L’invenzione della pallina da tennis
Nel 1850 fece la sua comparsa sul mercato la prima pallina da tennis in gomma vulcanizzata, che rivoluzionava le regole del gioco
Nel 1850 fece la sua comparsa sul mercato la prima pallina da tennis in gomma vulcanizzata, che rivoluzionava le regole del gioco
Nei chiostri delle abbazie francesi del XII secolo, il passatempo preferito degli abati consisteva nel lanciarsi a distanza una palla fatta di stracci colpendola con il palmo della mano aperta. Quando il teologo Jean Beleth ne fece cenno in un suo saggio, il divertimento uscì dai monasteri e iniziò a diffondersi fra le strade della Francia. Nasceva così il jeu de paume (gioco di palmo), che prese il nome proprio dalla parte del corpo con cui si colpiva una palla realizzata in cuoio o in pelle (imbottita di lana e gesso o sabbia e segatura) per indirizzarla nel campo avversario facendola passare al di sopra di una rete. Insomma: l’antenato del tennis moderno.
Il successo fu immediato. Le cronache raccontano che nel 1292, nella sola Parigi, esistevano più paumiers (ovvero fabbricanti di palle) che librai. Il nuovo sport si diffuse ben presto anche nelle corti e la leggenda narra che lo stesso re Luigi X ne fosse un grande appassionato. Anzi, pare che fu proprio questa sua passione a causarne il decesso: al termine di una partita estenuante, il sovrano si prese una polmonite fulminante che lo uccise (anche se in molti sospettarono un avvelenamento).
La racchetta – così come la intendiamo oggi – comparve all’inizio del XV secolo. Nel 1596 le sale dedicate a questo gioco erano diffuse in tutta la Francia, con annessa organizzazione di tornei e relativo giro di scommesse. Da lì in poi, l’ormai ribattezzato tennis (dal francese tenez, che era l’invito rivolto al giocatore cui toccava il servizio) si diffuse in tutta Europa, con un notevole incremento del giro d’affari collegato.
Un ruolo fondamentale avevano ovviamente le palline. Quelle in uso all’epoca cominciavano a essere sempre meno funzionali, finché la soluzione arrivò da un chimico americano di nome Charles Goodyear: il 13 giugno 1844 depositò un brevetto rivoluzionario, legato a un processo di lavorazione della gomma detto vulcanizzazione. In sostanza: aggiungendo poche unità percentuali di zolfo al lattice dell’albero della gomma e riscaldando il tutto, ne viene fuori un materiale più resistente ai solventi e più elastico. L’invenzione si diffuse a macchia d’olio e il primo settore a sfruttarne il potenziale fu proprio quello legato alle attrezzature sportive. Così, nel 1850, fece la sua comparsa sul mercato la prima pallina da tennis in gomma vulcanizzata, che rivoluzionava le regole del gioco e le modalità con cui veniva praticato.
La novità ebbe un successo incredibile che – assieme alla sempre crescente diffusione del tennis – diede vita a un business di proporzioni gigantesche. Pioniera di questo nuovo mercato fu una compagnia tedesca (la Vereinigte Gummiwaaren Fabriken Harburg-Wien) che divenne leader del settore e per prima ne commercializzò esemplari in varianti colorate.
Il resto è Storia. Nel 1972 arrivarono le prime palline gialle, pensate per renderle più individuabili a distanza dal pubblico in tribuna e soprattutto da chi seguiva i match attraverso le prime tv a colori. Soltanto gli inglesi continuarono a utilizzare ancora per qualche anno palline bianche (nel rispetto dell’antica tradizione), prima di capitolare e adeguarsi definitivamente all’evoluzione inevitabile di questo piccolo oggetto. La cui storia è partita da molto lontano, ma continua a scrivere pagine memorabili. Con quel classico suono ad accompagnare ogni colpo e a raccontare rivalità leggendarie.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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