L’”io” che trionfa sul “noi”. I guai del calcio all’italiana
Debacle del Napoli nell’esordio di campionato, ieri contro un ottimo Verona. Conte crede più nel proprio personaggio o nella propria persona?
L’”io” che trionfa sul “noi”. I guai del calcio all’italiana
Debacle del Napoli nell’esordio di campionato, ieri contro un ottimo Verona. Conte crede più nel proprio personaggio o nella propria persona?
L’”io” che trionfa sul “noi”. I guai del calcio all’italiana
Debacle del Napoli nell’esordio di campionato, ieri contro un ottimo Verona. Conte crede più nel proprio personaggio o nella propria persona?
Debacle del Napoli nell’esordio di campionato, ieri contro un ottimo Verona. Conte crede più nel proprio personaggio o nella propria persona?
Il trionfo dell’”io” sul “noi“. È una lezione l’impronosticabile (fino a un certo punto…) debacle del Napoli di Antonio Conte nell’esordio di campionato, ieri contro un ottimo Verona.
Perché chiunque abbia ascoltato la conferenza stampa del giorno della vigilia dell’allenatore avrà pensato – almeno chi ha un minimo di consapevolezza dei delicati meccanismi mentali di quegli organismi del tutto peculiari che sono le squadre – che una simile mazzata dialettica avrebbe finito per tramortire un gruppo non propriamente granitico.
Ciò che è regolarmente avvenuto, in una squadra già affetta da evidenti e pesanti scorie ereditate dall’anno scorso ed auto disintegratasi alla prima sciocchezza commessa in campo al Bentegodi.
È il prezzo da pagare all’”io“ di un allenatore bravissimo, vincente, avvolto da un’aura per certi aspetti mitologica, ma che da un po’ sembra aver preso il sopravvento sulla realtà. Non capisci più se Conte creda più nel proprio personaggio o nella propria persona. Prendete la sequela di frasi fatte nel dopo partita del disastro di Verona, con le scuse di prammatica “al popolo napoletano”. Addirittura.
24 ore prima zero sconti agli altri e poi in campo la sensazione di non aver trasmesso nulla in un mese e mezzo di lavoro. Il che non intacca ovviamente un mercato costellato di errori e mancanze azzurre, eppur difficile per tutti. È la retorica dell’uomo solo al comando, dell’uomo che ci mette la faccia, dell’uomo col cuore che sanguina e che vuole sapere se il suo sia l’unico a sanguinare. Io, io e dopo l’io, ancora l’io. Nel calcio della perenne recita sopra le righe di attori abituati a vivere una dimensione parallela.
E allora – frase fatta per frase fatta – ne usiamo anche noi: proviamo grande nostalgia per i giorni degli straordinari personaggi emersi alle Olimpiadi: donne e uomini di sport duri innanzitutto con se stessi, prima che con gli altri. Attenti ad analizzarsi, prima di definire i compagni o i propri giocatori non questa gran cosa. Personaggi disposti a dare sempre qualcosa in più alla squadra, al proprio team.
Gente che troviamo sempre meno nel solito calcio all’italiana, estremo e nevrotico, che poi si meraviglia di non vincere un tubo e non produrre piu un campione o un personaggio da anni. Speriamo sia una lezione salutare per tutti e non solo a Napoli.
Di Fulvio Giuliani
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