Luis Enrique, il grande vincitore non era solo su quel prato
Mi sono fermato a pensare al grande artefice di questa vittoria: Luis Enrique. Questo signore del calcio ha messo in piedi un capolavoro
Luis Enrique, il grande vincitore non era solo su quel prato
Mi sono fermato a pensare al grande artefice di questa vittoria: Luis Enrique. Questo signore del calcio ha messo in piedi un capolavoro
Luis Enrique, il grande vincitore non era solo su quel prato
Mi sono fermato a pensare al grande artefice di questa vittoria: Luis Enrique. Questo signore del calcio ha messo in piedi un capolavoro
In particolare dopo una debacle di proporzioni storiche come quella subita ieri sera dall’Inter, è inevitabile partire dai processi agli sconfitti. Parlo per esperienza personale, avendo commentato in diretta alla radio, a Rtl 102.5, la disastrosa finale di Champions League di Monaco di Baviera dell’Inter.
Esaurito lo sbigottimento per l’imbarazzante prova offerta in campo dai nerazzurri, mi sono fermato a pensare al grande artefice di questa vittoria: Luis Enrique. Perché cultura sportiva imporrebbe di dare molto più spazio ai meriti che ai demeriti: nonostante la più classica delle polemiche sul fallimento sportivo, questo signore del calcio ha messo in piedi un capolavoro.
Intendiamoci, con disponibilità economiche che restano stratosferiche, ma non più quelle da circolo dei petrolieri impegnati a giocare alla PlayStation e a costruire l’ultimate team. Quando a Parigi hanno capito che bisognava costruire una squadra di calcio e non una selezione All Star, hanno chiamato Luis Enrique. E…
Lui ha lavorato, scelto, costruito, gestito senza drammi addii clamorosi e organizzato una vera squadra di pallone. Ieri sera ha giocato praticamente da sola, ma il Paris Saint-Germain è stato uno spettacolo molto più di quando poteva assommare Messi, Neymar e Mbappé. Questa è una gigantesca soddisfazione che nessuno potrà mai togliergli.
Luis Enrique ha vinto come pochissimi – ha centrato il secondo triplette personale – e qualche incompetente aspirante Solone si è ostinato a definirlo non all’altezza dei più grandi allenatori europei. Sciocchezze, cui Luis Enrique non avrà neppure badato.
Ha sperimentato ben altro nella vita e chissà cosa avrà provato ieri sera mentre la sua squadra ballava felice in campo e i tifosi srotolavano in curva uno degli striscioni più belli e teneri di sempre. Vi si vedeva la figlioletta osservarlo piantare sul terreno di gioco la bandiera del PSG, come anni fa al Barça.
Xana non c’è più da tanto e Luis Enrique ha sempre trovato le parole più belle e commoventi per provare a descrivere un dolore inimmaginabile e la forza per andare avanti in qualche modo. Fino a incrociare una serata come quella di ieri, la serata perfetta. Quasi perfetta ora che lei è volata via, ma il papà ripete sempre: “Lei c’è, lei mi guarda”.
Di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche