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La grande delusione guardando la Luna

La delusione è grande. Luna Rossa non era considerata semplicemente la favorita, ma la strafavorita della Louis Vuitton Cup

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La grande delusione guardando la Luna

La delusione è grande. Luna Rossa non era considerata semplicemente la favorita, ma la strafavorita della Louis Vuitton Cup

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La grande delusione guardando la Luna

La delusione è grande. Luna Rossa non era considerata semplicemente la favorita, ma la strafavorita della Louis Vuitton Cup

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La delusione è grande. Luna Rossa non era considerata semplicemente la favorita, ma la strafavorita della Louis Vuitton Cup

La delusione è grande, molto grande. Non facciamo finta che non sia così.
Luna Rossa non era considerata semplicemente la favorita, ma la strafavorita della Louis Vuitton Cup e la sfidante “naturale“ dei neozelandesi.

La sconfitta con Ineos – netta, persino più del sette a quattro finale – è una doccia gelata sportiva in tutto e per tutto. Vogliamo essere molto chiari: qui non si tratta di saltare sul carro o la barca del vincitore se le cose vanno bene e fare il tiro al piccione quando vanno male. Basta avere la pazienza di andare a rileggersi i commenti o riascoltare le previsioni degli esperti – gente che ne sapeva e ne sa immensamente più di noi – per rendersi conto che non c’è alcun disfattismo determinato dalla sconfitta nelle nostre parole. Solo l’analisi onesta e purtroppo spietata di come siano andate le cose. Male.

La sconfitta della squadra capitanata da Max Sirena (uno che ci ha messo letteralmente l’anima e non osiamo immaginare come si debba sentire oggi) è stata netta. Almeno quanto è ampio il merito degli inglesi guidati da Ben Ainslie. Un fenomeno, uno che si è dimostrato non solo un fuoriclasse come skipper e già lo sapevamo, ma anche molto accorto nello sfruttare al meglio la condizione psicologica molto difficile del team Luna Rossa. Aggiungeteci l’esperienza nella SailGp, in cui gli italiani non ci sono.

Il ruolo di grandi favoriti pesa, un macigno psicologico che è gravato sulla testa di chi andava in barca e sull’intera squadra, dai progettisti ai cuochi. E lo si è visto a Barcellona: se escludiamo le primissime regate sostanzialmente interlocutorie, Luna Rossa non ha mai dominato come tutti si attendevano. A cominciare dagli avversari. Barca veloce, a tratti velocissima, ma anche soggetta a inconvenienti vari, un po’ troppi se consideriamo i lunghi anni di test e allenamenti. Anche con gli americani era stata tutt’altro che una passeggiata e con gli inglesi si è troppo spesso inseguito, non di rado a distanza.

In più, queste nuove imbarcazioni, spettacolari quanto si vuole ed estreme come una Formula 1 con i foil al posto delle ruote, si sono dimostrate sostanzialmente inutili per ingaggiare dei duelli spettacolari. Chi parte per primo, se non rompe, vince. Francamente tutt’altro che il massimo per una Louis Vuitton Cup e, ora vedremo, un America’s Cup che si vorrebbe trasformare nel più grande spettacolo sportivo o fra i più grandi spettacoli sportivi al mondo.

Non è una giustificazione per Luna Rossa, tantomeno una sorta di ripicca per l’esito infausto della competizione. È un dato di fatto.

di Fulvio Giuliani

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