
L’uomo che fece sognare Samoa
La storia del tecnico olandese Thomas Rongen che accettò la sfida impossibile di diventare il nuovo CT della Nazionale Samoana
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L’uomo che fece sognare Samoa
La storia del tecnico olandese Thomas Rongen che accettò la sfida impossibile di diventare il nuovo CT della Nazionale Samoana
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L’uomo che fece sognare Samoa
La storia del tecnico olandese Thomas Rongen che accettò la sfida impossibile di diventare il nuovo CT della Nazionale Samoana
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La storia del tecnico olandese Thomas Rongen che accettò la sfida impossibile di diventare il nuovo CT della Nazionale Samoana
Il 6 Aprile del 2011, lo stadio Mateo Flores di Città del Guatemala, ospita i quarti di finale del Campionato Nordamericano Under 20. In panchina, per gli Usa, c’è un tecnico olandese: Thomas Rongen. Un piccolo genio della panchina dato che, da quando guida la rappresentativa di categoria americana, i suoi ragazzi non hanno mai fallito una singola qualificazione ai Mondiali. Quella volta però va male, ma per Rongen è la classica “sliding door”. Lo chiama il presidente della Federazione Americana e gli propone una sfida: andare a risollevare le sorti della nazionale delle Isole Samoa. Rongen non sa neppure dove si trovino, ma ciò che gli torna in mente è una partita del 2001, valida per le qualificazioni Mondiali, nelle quali le Samoa sono state battute dall’Australia col punteggio record di 31-0. E’ un incarico che nessuno accetterebbe ma Rongen è cresciuto nella Amsterdam degli anni 70, quella che stava a metà fra il progressismo sociale nelle strade e la visione del calcio totale sul campo. E proprio Cruijff l’ha portato negli Stati Uniti, quando il “profeta del gol” giocava negli Aztecs.
Per Thomas non esistono sfide impossibili e quindi accetta di diventare il nuovo CT della Nazionale Samoana. Quella che trova non è certo una squadra di fuoriclasse. Alcuni giocatori ignorano i fondamentali più elementari ed altri si dividono fra il calcio ed il rugby. Il primo test, ai Giochi del Mediterraneo, non è esaltante: cinque partite, cinque sconfitte e 26 gol subiti. Ma l’esperienza maturata da Rongen con i settori giovanili si rivela essenziale per ricostruire la squadra partendo dalle basi. E poi c’è l’aspetto umano. Thomas ha perduto qualche anno prima la figlia 19enne e quindi, in un certo senso, adotta i ragazzi della squadra. Fra questi Johnny Saelua, calciatore “fa’afafine”, termine che in Samoano significa “essere donna”, ovvero una persona di identità non binaria, che diventa da subito uno dei perni dell’undici di Rongen. Un lungo viaggio, quello della Nazionale delle Samoa, fatto di allenamenti sotto piogge torrenziali e su campi fangosi, che trova il suo compimento a novembre del 2011, quando i ragazzi del tecnico olandese affrontano Tonga. In una partita sportivamente vicina alla tragedia, i Samoani vincono 2-1. E’ la prima vittoria dei Boys in una gara ufficiale. E’ la terra promessa che si mostra davanti agli occhi di un popolo. Una storia così non sfugge al cinema. Il regista Taika Waititi la porta sul grande schermo nel 2023 in “Chi segna vince”, dove a vestire i panni di Rongen è Michael Fassbender, per narrare l’impresa del tecnico olandese che credette di poter trasformare un gruppo di varia umanità in una squadra vera e propria. E che, in qualche modo, torna d’attualità anche in questi giorni quando, nell’edizione in svolgimento della Coppa d’Asia, la Palestina ha centrato la prima qualificazione agli ottavi di finale, mentre il conflitto che sta investendo il Paese tiene banco sulle prime pagine. O come l’impresa compiuta dalla Siria dell’”hombre vertical” Hector Cuper, giunta anch’essa agli ottavi fra la commozione di tifosi ed addetti ai lavori.
In attesa di vedere cosa ci riserverà il prosieguo del torneo che, intanto, metterà i Siriani di fronte all’Iran. Nella speranza che arrivi qualche altra favola da poter raccontare in futuro. Perché, in fondo, non è solo un gioco anche se, alla fine, “chi segna, vince”.
Di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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