Tiromancino
Alla fine, era tutto molto semplice: l’offerta era di quelle irrinunciabili. Economicamente parlando, ovvio. Il resto, mancia per Mancini…
| Sport
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Alla fine, era tutto molto semplice: l’offerta era di quelle irrinunciabili. Economicamente parlando, ovvio. Il resto, mancia per Mancini…
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Alla fine, era tutto molto semplice: l’offerta era di quelle irrinunciabili. Economicamente parlando, ovvio. Il resto, mancia per Mancini…
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Alla fine, era tutto molto semplice: l’offerta era di quelle irrinunciabili. Economicamente parlando, ovvio. Il resto, mancia per Mancini…
Alla fine, era tutto molto semplice: l’offerta era di quelle irrinunciabili. Economicamente parlando, ovvio. Il resto, mancia per il Mancio…
Non sapremo e non ci interessa sapere se l’ex Ct guadagnerà 20,25 o 30 milioni di euro all’anno. Stipendi del tutto legittimi e persino quasi a prezzo d’occasione, considerati altri contratti.
Nessuno ha il diritto di sindacare la sua scelta ed è più che comprensibile l’opportunità di sistemare le prossime sei generazioni… Purtroppo, però, avevamo ragione su tutto il resto: non c’entravano nulla le ultime decisioni prese dalla Federcalcio, la distanza personale con il numero uno della Figc Gravina, la delusione per il benservito di alcuni storici collaboratori, il fastidio per l’inserimento di altri e tutto il cucuzzaro con cui si è cercato goffamente di coprire (perché, poi?!) una solare e – ripetiamo – del tutto legittima scelta professionale.
È evidente che in Arabia si vada solo per soldi e ancor di più a guidare una Nazionale a cui verrà chiesto dai piani altissimi sauditi la missione impossibile non solo di ben figurare, ma magari vincere.
Ti strapagano, vai, nessun problema. Sparisci dal calcio che conta, ma hai vinto abbastanza e hai vissuto altrettanto per fare delle scelte puramente economiche.
È il castello di carte costruito su questa montagna di quattrini a lasciare basiti, soprattutto se a costruirlo è un uomo profondamente legato a un calcio di tutt’altra natura da quello che stanno cercando di ricreare in provetta a Riad e dintorni. Un calcio che non ha nulla che vedere con lo sport.
In Europa, pur con tutti i giganteschi limiti, le sceneggiate, il Dio denaro (spesso proprio di provenienza araba) a determinare quasi tutto, storia, tradizioni e passioni continuano a essere genuine. Almeno quelle.
Eppure, mentre il calcio si ripiega su se stesso e Roberto Mancini purtroppo non è riuscito a sottrarsi a questa corsa al ribasso, lo sport continua a sorprenderci e a sopravvivere. Regalandoci lampi di bellezza dov’è più difficile, dove la concorrenza è più spietata. Ai Mondiali di Atletica leggera, quattro ragazzi italiani – singolarmente presi oggi ben lontani dai vertici mondiali – hanno saputo creare una squadra e stupire i cinque continenti. Hanno battuto avversari più forti, sovvertendo non solo i pronostici, ma la realtà tecnica.
Il tema non sono i denari, pochi, molti o esagerati che siano, il tema è quello che lasci facendo il tuo lavoro. Guadagnare resta sacrosanto, i soldi sono anche la misura dei tuoi meriti, delle tue capacità e un termometro dei diversi valori. Nello sport, però, nessuno sarà mai ricordato per aver contato milioni, fatto collezione di supercar o ville hollywoodiane. Nello sport – soprattutto i più popolari e nulla è popolare come il calcio – si passa alla storia per come hai vissuto e come hai permesso a una moltitudine di vivere il riflesso di un’emozione impagabile. Ecco, impagabile.
di Fulvio Giuliani
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