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La solidità dei sogni

Il Marocco è in semifinale di Coppa del Mondo. I Leoni dell’Atlas hanno battuto il Portogallo e dato l’ennesima lezione di solidità e di gruppo
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Il Marocco è in semifinale di Coppa del Mondo. I Leoni dell’Atlas hanno battuto il Portogallo e dato l’ennesima lezione di solidità e di gruppo
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Il Marocco è in semifinale di Coppa del Mondo. I Leoni dell’Atlas hanno battuto il Portogallo e dato l’ennesima lezione di solidità e di gruppo
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Il Marocco è in semifinale di Coppa del Mondo. I Leoni dell’Atlas hanno battuto il Portogallo e dato l’ennesima lezione di solidità e di gruppo
I quarti di finale a un Mondiale erano già storia per il Marocco, andare oltre praticamente impossibile per gli esperti. Chiedere ai bookmakers che, con le relative differenze, quotavano circa a 5 la vittoria nei novanta minuti dei ragazzi magrebini contro il Portogallo. Chi segue un po’ lo sport sa che si tratta di una quota riservata al classico Davide contro Golia, la trasposizione in numeri di un divario enorme tra le due squadre. Invece il Marocco ha trionfato, e non ha neanche avuto bisogno dei tempi supplementari per imporsi sui ragazzi allenati da Fernando Santos. L’unico gol della partita è arrivato al 42′ quando Attiat-Allah ha messo un cross dalla sinistra calcolato malissimo dal portiere portoghese Diogo Costa che, uscito a vuoto, è stato punito di testa da Youssef En-Nesyri. Il Portogallo ha quindi attaccato alla ricerca del pari prima ordinatamente, via via sempre più disperatamente. Era ancora il primo tempo quando l’ex Udinese e Sampdoria Bruno Fernandes ha colpito la traversa difesa da Bounou, assoluto protagonista del Marocco. Ma i Leoni dell’Atlas hanno resistito a modo loro, senza fare canovaccio, in maniera compatta, da gruppo vero. Il pareggio deve essere sembrato davvero possibile quando Santos ha pescato dalla panchina calciatori come Joao Cancelo, Cristiano Ronaldo e Rafael Leao. Giocatori che, presi singolarmente, non avrebbero mai fatto panchina dall’altra parte. Figurarsi poi le aspettative quando, al 57′, il ct Walid Regragui ha dovuto sostituire per infortunio Saiss, capitano e autentico baluardo della difesa marocchina. Neanche allora è crollata la resistenza della squadra africana, capace di stare in 11 dietro la palla senza per questo avere un atteggiamento rinunciatario. CR7 era entrato carico, deciso a cambiare le sorti e a prolungare la sua permanenza in questo mondiale, l’ultimo della sua carriera. Ma alla prima apparizione in un quarto di finale di Coppa del Mondo, il Marocco ha costretto il Portogallo a tentativi sempre più disperati e tutti uguali: cross lunghi e sterili che si spegnevano sul fondo senza trovare alcuna deviazione. Alla disperazione portoghese, rispondeva la fiducia marocchina, capace di modellare con ordine sia le azioni difensive che quelle offensive. Molti di questi ragazzi hanno vissuto la tensione sin da piccoli, hanno imparato a gestirla, a non diventarne vittime, l’hanno trasformata in professionalità. Ora sono in semifinale e affronteranno la vincitrice tra Inghilterra e Francia. Certo, accanto all’elemento psicologico non manca quello tecnico portato in campo da calciatori che sono autentiche perle: dall’ex interista Achraf Hakimi al portiere Yassine Bounou, l’eroe dei rigori contro la Spagna, passando dal motore della squadra Sofyan Amrabat, attuale calciatore della Fiorentina dopo l’esplosione con la maglia dell’Hellas Verona. Un vero orgoglio “italiano”. Inutile negare il divario tra certi calciatori ed altri, che pure indossano la stessa maglia. Qui risiede la vera grandezza di questa squadra: la capacità di integrare tutti i protagonisti alla perfezione, senza che il divario appaia in campo, senza alcuna prima donna, lottando insieme col cuore pieno di fiducia. Quella che in pochi avevano nei confronti di questi ragazzi. Chiedere ai bookmakers. Di Giovanni Palmisano 

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