Messi vs Mbappé, la finale più attesa
Sarà dunque Mbappé contro Messi, per la finale forse più attesa ai Mondiali dal 1998, da Francia-Brasile, con il primo titolo ai Bleus di Zidane
Messi vs Mbappé, la finale più attesa
Sarà dunque Mbappé contro Messi, per la finale forse più attesa ai Mondiali dal 1998, da Francia-Brasile, con il primo titolo ai Bleus di Zidane
Messi vs Mbappé, la finale più attesa
Sarà dunque Mbappé contro Messi, per la finale forse più attesa ai Mondiali dal 1998, da Francia-Brasile, con il primo titolo ai Bleus di Zidane
Sarà dunque Mbappé contro Messi, per la finale forse più attesa ai Mondiali dal 1998, da Francia-Brasile, con il primo titolo ai Bleus di Zidane
Sarà dunque Mbappé contro Messi, per la finale forse più attesa ai Mondiali dal 1998, da Francia-Brasile, con il primo titolo ai Bleus di Zidane nella controversa vicenda umana di Ronaldo Il Fenomeno, in campo dopo un attacco di epilessia. Sicuramente domenica c’è la finale su cui la Fifa e gli organizzatori dei Mondiali in Qatar avrebbero apposto una firma sin dall’assegnazione della competizione al paese sul Golfo Persico, 12 anni fa. Due grandi nazionali, due forze del pallone. I campioni in carica che tornano per il bis contro l’Albiceleste che manca all’appello da 36 anni, per l’ultima partita di Messi, nel ricordo perenne di Diego. La suggestione c’è tutta. Arriveranno giorni in cui si dirà, si scriverà del Giudizio Universale imminente. Dello scettro che Messi, sette volte Pallone d’Oro, dovrebbe passare a Mbappé, il favorito per il prossimo Pallone d’Oro. Per quel che ora questo premio, nella geografia del pallone dominata dal flusso di contanti e dalle relazioni di potere.
La certezza è che ha vinto il fattore M e nella categoria finisce anche, se non soprattutto, il Marocco. La sconfitta di Ziyech, Hakimi e compagni con i francesi nella semifinale di ieri sera non toglie assolutamente nulla allo straordinario cammino della nazionale nordafricana. Che ha regalato una delle due grandi storie della Coppa del Mondo del disonore, dei diritti umani violati, dei migranti lasciati morire cotti dal sole senza uno straccio di spiegazione alle famiglie, della comunità omosessuale costretta a restarsene a casa, a distanza dagli stadi, sennò sarebbero piovuti gli arresti.
Oltre all’immagine degli iraniani rimasti in silenzio durante l’esecuzione dell’inno nazionale in segno di protesta contro la repressione ancora in corso nel loro paese – generando la rabbia del regime di Teheran che nel frattempo ha decretato la condanna a morte di un calciatore che è stato nel giro della nazionale giovanile – c’è stato il Marocco. Ha fatto tremare i francesi, costretti a giocare a un passo dall’area di rigore. Non è poco, se si tiene conto del valore delle rose in campo. Macron è andato negli spogliatoi marocchini, ha fatto i complimenti ad Amrabat, definito il miglior centrocampista dei Mondiali. Il percorso del centrocampista della Fiorentina è la fotografia di una storia di coraggio, forza, determinazione, capacità di andare oltre i limiti. Come quello di Azzedine Ounahi, dell’Angers (Ligue 1) che fino a meno di due anni fa giocava nella terza serie francese. Uno sconosciuto anche per l’ormai ex commissario tecnico della Spagna, Luis Enrique, che dopo esser stato eliminato dai marocchini ha confessato di non conoscerlo.
L’exploit a base di qualità, consapevolezza e coraggio dei calciatori marocchini emerge ancora di più perché avvenuta in un contesto piuttosto ipocrita, dove continuano a morire lavoratori migranti in circostanze quantomeno misteriose – un filippino è deceduto nel training resort dell’Arabia Saudita – e gli uomini al comando replicano alla stampa che la morte fa parte della vita, un evento naturale che non andrebbe neppure commentato. Di fronte all’ipocrisia di diverse federazioni che sulla tutela dei diritti omosessuali sembravano compatte contro Fifa e organizzatori per poi rifugiarsi in un più comodo silenzio, il Marocco è stato pura energia, adrenalina. Una specie di rigenerante per chi ama ancora il calcio. Resta l’amaro in bocca per gli scontri notturni avvenuti a Montpellier, dove è morto un tifoso, un 14enne (si cerca ancora il colpevole) oppure a Nizza, dove un gruppo di violenti incappucciati ha inseguito i tifosi dei Leoni dell’Atlante al grido “fuori gli arabi”. Scontri anche a Parigi, sui Campi Elisi e anche a Lione. Erano attesi. Si sapeva, purtroppo, che non era una partita come le altre.
di Nicola Sellitti
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