Mille vite e una manciata di gol ai Mondiali
Mille vite e una manciata di gol ai Mondiali
Mille vite e una manciata di gol ai Mondiali
Altri attribuiscono la vetrina a Vinicius jr, stella del Real Madrid, o a Neymar, a un passo dal record di gol di Pelè. E anche che a 25 anni – l’età di Richarlison – chi è un predestinato poi ha visto compiere il proprio destino.
Insomma, non seduce, non è Ronaldo il Fenomeno, che 20 anni fa vinse i Mondiali in Giappone e Corea del Sud con otto gol. Non è neppure uno degli attaccanti precedenti al Fenomeno. Non è Careca, Romario o Bebeto. I tempi cambiano, ora il Brasile produce portieri e difensori straordinari. Dopo i Mondiali russi di quattro anni fa, il commissario tecnico brasiliano Tite puntava su Pedro – visto alla Fiorentina – e solo un’amichevole con gli Stati Uniti ha aperto a Richarlison le porte del Brasile. Il disegno tattico del selezionatore prevedeva Neymar punta centrale, con due ali. D’altronde, ci sarebbe l’imbarazzo della scelta tra Vinicius, Raphinha (pagato 60 milioni dal Barcellona), Antony (100 milioni dal Manchester United all’Ajax), Rodrigo del Real Madrid, Gabriel Martinelli dell’Arsenal, capolista in Premier League.
È stata una doppia amichevole, Giappone e Corea del Sud, a giugno a cambiare la sceneggiatura: Richarlison segna ai coreani e cambia la partita contro i nipponici.
Da quattro partite – e tutto lascia pensare che lo sarà fino alla fine – è il numero 9 della nazionale pentacampeao. A quota tre nella classifica cannonieri, Tite parte da lui, Casemiro, Marquinhos. Sono le sue colonne. Addirittura il ct lo segue nei festeggiamenti dopo un gol nell’ormai celebre danza del piccione che non va a genio proprio a tutti, per esempio a Roy Keane, leggenda del Manchester United. Ma anche Ronaldo il Fenomeno si è fatto sedurre dalla danza di Richarlison. Che si è pure intestato anche il gol più bello dei Mondiali, almeno sinora, con quella sforbiciata meravigliosa all’esordio con la Serbia. Altro che stop sbagliato, altro che imbucato alla festa.
In Premier League ha fatto voltare poche teste finora. È stato deludente al Tottenham con Antonio Conte, giusto un paio di timbri in Champions League. C’è tempo per mettere mano anche a questa sceneggiatura. In precedenza era stato all’Everton, in cambio di 50 milioni di euro al Watford, con 43 reti in quattro stagioni. Il suo punto forte pare essere la gestione della pressione: un cronista del Telegraph gli chiese, ai tempi dell’Everton, se avesse paura dell’imminente partita con il Chelsea, lui rispose che aveva provato quella sensazione solo per una pistola puntata sul suo naso. Un trafficante di droga credeva che gli stesse facendo concorrenza nel quartiere dove Richarlison è cresciuto. Dove tutto era pistole, fucili, senza rose e pop-corn. Il calcio l’ha salvato dagli amici che hanno poi ceduto alla delinquenza. Non è la prima volta che accade, soprattutto in Sudamerica, nelle aree più povere del Sudamerica. Il pallone è stato il suo lasciapassare per l’Europa a 17 anni, dopo un ottimo Mondiale Under 20 con il Brasile. Per il suo paese è impegnato in campagne contro il razzismo, contro la delinquenza minorile. Il suo sogno è ritrovarsi contro l’Argentina. Ai Giochi olimpici di Tokyo 2020, alla consegna delle medaglie, disse a Infantino: “Ci vediamo l’anno prossimo in Qatar, pelato”. Non stava scherzando.
Di Nicola Sellitti
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