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Mondiali Qatar: la Croazia batte il Brasile

La Croazia scrive una delle pagine più emozionanti di questa Coppa del Mondo.
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Mondiali Qatar: la Croazia batte il Brasile

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Mondiali Qatar: la Croazia batte il Brasile

La Croazia scrive una delle pagine più emozionanti di questa Coppa del Mondo.
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La Croazia scrive una delle pagine più emozionanti di questa Coppa del Mondo.
In semifinale, dopo aver spedito a casa (4-2, ai rigori) il Brasile, schiacciato dall’incubo Mineirazo di otto anni fa. La Croazia scrive una delle pagine più emozionanti di questa Coppa del Mondo. Poco meno di quattro milioni di abitanti, la tradizione slava nella mente e nelle gambe. Un gruppo di calciatori straordinario, forse irripetibile. I croati non mollano mai. Non tremano mai. Non è accaduto neppure dopo 105 minuti di ricami e gestione emotiva sulle sofferenze del Brasile che riusciva a sfondare. Si è rilanciato subito dopo il timbro di Neymar, al gol numero 77 in nazionale, eguagliando Pelè. Il primato di O Ney resta l’unica nota lieta nel fallimento della nazionale verdeoro, che non vince il titolo dal 2002. In tribuna, attoniti, c’erano Ronaldo, Rivaldo, Roberto Carlos. Quelli erano fenomeni. Tra i brasiliani di Tite non se ne sono visti. Hanno creduto di essere i migliori. Semplicemente, non lo sono, inoltre hanno giocato con una maglia “pesante”, come fosse impregnata d’acqua: è la sindrome del Mineirazo, di quella tremenda sconfitta con la Germania (1-7) a Mineiro nei Mondiali casalinghi che lanciò il paese sudamericano nella depressione e nella vergogna. Neymar, che non giocò quella gara con i tedeschi, non si è più ripreso. I suoi compagni sono stati soffocati dalla pressione di dover vincere.

Dunque, sorpresa Croazia, ma fino a un certo punto. Il Marocco che elimina la Spagna è la “storia” del torneo. I croati, con lo stesso impianto di squadra, sono arrivati in finale quattro anni fa, contro la Francia. Ora si piazzano tra le prime quattro con una sola vittoria prima del pacchetto supplementari-rigori. Questo sì che è un primato, così come quello di essere usciti vivi dall’ennesima partita dentro-fuori che si è conclusa oltre i tempi regolamentari. Hanno giocato l’ottava partita da almeno 120 minuti delle ultime nove giocate ai Mondiali. E se il portiere Livakovic si merita i titoloni per l’ennesimo rigore sventato nella lotteria finale (il quarto in due partite, in piena emulazione del Donnarumma formato Euro 2020) e per una serie impressionante di parate durante la gara, non ci sono aggettivi adeguati per santificare la prova di Luka Modric. Un docente del pallone, venerabile maestro che dispone, cuce, corre, raddoppia, rassicura. E gioca altri 120 minuti. A 36 anni. Come lui, forse poco meno di lui, ci sono Brozovic, Kovacic, Perisic. Che sanno come si gioca questo tipo di partite.

E dire che ai croati manca anche un centravanti di spessore: la caratura di Petkovic, che ha segnato il gol del pari a due minuti dal termine (tiro deviato, tra l’altro) non è certamente da Mondiali. Il titolare, Kramaric, è un anarchico che spesso si assenta quando l’arbitro fischia il via e altre punte in giro non se ne vedono. Con un attaccante serio, anche meno forte del grande Davor Suker, i croati sarebbero favoriti per il titolo.

Intanto, Petkovic è bastato contro forse l’edizione più sbiadita del Brasile degli ultimi anni. Servirà anche altro più avanti, contro Messi o contro l’Olanda di Van Gaal. Modric per ora ha solo bisogno di riposo, di un buon massaggio, prima della prossima battaglia. In Rete gira il meme del fantastico centrocampista del Real Madrid che lancia monetine ai calciatori brasiliani e a Tite mentre ballano dopo un gol. Non è l’unica presa in giro che attende il Brasile nei prossimi quattro anni.

Di Nicola Sellitti 

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