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Nazionale sedotta e abbandonata

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Sedotta e abbandonata da Claudio Ranieri, la Nazionale è rimasta nel limbo. Guidata da vertici ondivaghi e pervicacemente incollati alla poltrona, si è ridotta a pietire una guida a destra e sinistra

Nazionale sedotta e abbandonata

Sedotta e abbandonata da Claudio Ranieri, la Nazionale è rimasta nel limbo. Guidata da vertici ondivaghi e pervicacemente incollati alla poltrona, si è ridotta a pietire una guida a destra e sinistra

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Nazionale sedotta e abbandonata

Sedotta e abbandonata da Claudio Ranieri, la Nazionale è rimasta nel limbo. Guidata da vertici ondivaghi e pervicacemente incollati alla poltrona, si è ridotta a pietire una guida a destra e sinistra

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Sedotta e abbandonata da Claudio Ranieri, la Nazionale è rimasta nel limbo. Guidata da vertici ondivaghi e pervicacemente incollati alla poltrona, si è ridotta a pietire una guida a destra e sinistra. Manco fosse un club qualsiasi e non di prima fascia.

Nulla da dire sulla più che legittima libertà di rifiutare un impegno ai limiti dell’impossibile da parte del tecnico di Testaccio. Ma se la federazione si era spinta all’esonero in tutta fretta di Luciano Spalletti – senza neppure avere la buona creanza di annunciarlo al suo fianco – è perché era certa di avere in mano il “Sì” dell’uomo del miracolo Leicester e della straordinaria cavalcata giallorossa da gennaio a maggio.

Poi si sono accorti che il doppio incarico (commissario tecnico e ancora consulente speciale della proprietà Friedkin alla Roma) non era né gestibile né proponibile. E tutto è andato a pallino. In estrema sintesi, la Nazionale è finita in coda alla Roma.

Mentre andava in scena questo bel teatrino, veniva allontanato in malo modo Luciano Spalletti. Che avrà indiscutibili responsabilità tecniche e messo insieme risultati del tutto insufficienti. Ma che è stato lasciato in totale solitudine a gestire un rapporto via via impossibile con un gruppo apparso scadente. E non ci riferiamo tanto alle qualità tecniche lontane anni luce dalla storia della Nazionale e del nostro calcio. Ma soprattutto alla qualità dell’impegno, alla consapevolezza del peso della maglia, etc.

Non a caso l’ex c.t. non ha fatto sconti a se stesso sul piano del rendimento e bisogna dargliene atto. Non risparmiando al contempo giudizi molto severi su quello dell’impegno dei giocatori e su chi – Acerbi per tutti – ha rifiutato la Nazionale con fare arrogante. Ancora, la decisione del difensore dell’Inter non è opinabile sul piano della legittimità ma molto su quello dei modi. Spalletti lo ha detto e siamo d’accordo con lui. Chi fa certe scelte e con certo stile è giusto che la Nazionale non la veda più manco in cartolina. È accaduto nella Nazionale di pallavolo femminile oro alle Olimpiadi di Parigi.

Uno dei tanti e grandi problemi è che nel calcio di Julio Velasco ce ne sono ben pochi. E ancor meno, anzi nessuno, è disposto a farsi carico della guida degli azzurri. Servirebbe uno come José Mourinho, ma per prenderlo devi essere tanto per cominciare tu di primo livello. Una realtà sconfortante, della quale i vertici federali dovrebbero essere chiamati a rispondere presentando immediate dimissioni. Non accadrà e toccherà probabilmente a Rino Gattuso guidare la squadra: il popolare “Ringhio” non ha certo un curriculum da top, ma è hombre vertical. Attenzione, non ha fama di esserlo: lo è.

In un mondo di ossessionati dall’immagine, poveri di mezzi tecnici e memoria storica, potrebbe non essere poco. A patto che qualcuno lo sostenga e appoggi. Altrimenti l’hombre vertical si troverà ben presto – proprio come Luciano Spalletti – a essere solo un hombre solitario.

Di Fulvio Giuliani

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