Nelle mani del portiere
Ciò che è accaduto al Marocco in Qatar ricorda un altro straordinario episodio del 1986 con protagonista un uomo alto e dai baffi spioventi: il portiere Helmut Duckadam.
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Nelle mani del portiere
Ciò che è accaduto al Marocco in Qatar ricorda un altro straordinario episodio del 1986 con protagonista un uomo alto e dai baffi spioventi: il portiere Helmut Duckadam.
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Nelle mani del portiere
Ciò che è accaduto al Marocco in Qatar ricorda un altro straordinario episodio del 1986 con protagonista un uomo alto e dai baffi spioventi: il portiere Helmut Duckadam.
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Ciò che è accaduto al Marocco in Qatar ricorda un altro straordinario episodio del 1986 con protagonista un uomo alto e dai baffi spioventi: il portiere Helmut Duckadam.
Lo straordinario exploit del Marocco ai Mondiali in Qatar, capace di eliminare la Spagna ai calci di rigore, ha avuto in Yassine Bounou, estremo difensore marocchino, il protagonista assoluto. Il portiere in forza al Siviglia – neutralizzando due dei rigori degli spagnoli, con un terzo finito sul palo – è stato capace di regalare a una nazione intera un sogno inseguito da sempre.
La sua impresa fa tornare alla mente un episodio analogo accaduto nel 1986 proprio a Siviglia e che ha avuto come vittima un’altra squadra spagnola. Il 7 maggio di quell’anno infatti, al Sanchez Pijuan si gioca la finale della Coppa dei Campioni, la prima senza le inglesi squalificate dopo la tragedia dell’Heysel. Di fronte ci sono il Barcellona, una delle grandi di Spagna, e la Steaua Bucarest, squadra simbolo del regime di Ceausescu che, per la prima volta, ha la possibilità di portare il massimo trofeo europeo oltre la cortina di ferro.
La partita è brutta, con poche occasioni. Finisce 0-0. Risultato che non cambia nemmeno dopo i tempi supplementari. Si va quindi ai rigori. E qui entra in gioco il protagonista della nostra storia, un uomo alto con dei baffi spioventi che si chiama Helmut Duckadam. Nato in Transilvania, difende i pali della Steaua, squadra con la quale dal 1982 ha vinto tutto in patria. In quella notte andalusa di maggio Helmut lascia la storia ed entra nella leggenda. Ipnotizza uno dopo l’altro i calciatori del Barcellona e para quattro rigori su quattro, rendendo la Steaua la prima squadra dell’Est ad alzare la Coppa dalle grandi orecchie. «Superman è rumeno» titoleranno i giornali il giorno dopo.
Da quel momento la vicenda di Duckadam si ammanta però di mistero. Il portiere sparisce infatti dalla circolazione. Su quella scomparsa nascono e proliferano incredibili leggende e aneddoti. Si mormora che Valentin Ceausescu – indispettito da una Mercedes che Duckadam avrebbe ricevuto da un sostenitore del Real Madrid (forse il presidente Mendoza, forse addirittura lo stesso re Juan Carlos) oltre che da un atteggiamento del portiere non sempre conciliante con il regime – avrebbe ordinato ai suoi uomini di spezzargli le mani (o sparargli a un braccio, a seconda delle versioni).
A raccontare la verità è stato anni dopo lo stesso Duckadam. Al termine di quell’estate, nella quale era cercato dalle squadre di mezza Europa, fu infatti ricoverato per una trombosi alle mani che gli rese impossibile riuscire a giocare nuovamente ad alti livelli. L’angelo che quella notte a Siviglia aveva volato da una parte all’altra della porta aveva perso le sue ali. Tentò di rientrare, quasi nell’anonimato, ma nel 1991 si ritirò definitivamente nell’indifferenza generale.
Molti anni più tardi, in segno di riconoscenza, verrà onorato con la carica di presidente proprio della Steaua Bucarest. Ora Duckadam vive tranquillo nella sua Arad e chissà se ripenserà mai a quella partita nella quale, per una volta, fu imbattibile. Letteralmente.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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