Nole Djokovic, nessuno come lui
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Piaccia o non piaccia, Nole è il giocatore più vincente di sempre. Colui che riesce a trasformare le energie negative in kerosene per il proprio motore

Nole Djokovic, nessuno come lui
Piaccia o non piaccia, Nole è il giocatore più vincente di sempre. Colui che riesce a trasformare le energie negative in kerosene per il proprio motore
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Nole Djokovic, nessuno come lui
Piaccia o non piaccia, Nole è il giocatore più vincente di sempre. Colui che riesce a trasformare le energie negative in kerosene per il proprio motore
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AUTORE: Stefano Meloccaro
Secondo Adriano Panatta, signore di Parigi nel 1976, i numeri sono molto ma non dicono tutto. Che tradotto vuol dire: dovesse anche vincerne 33 o 43 di Slam (al momento è a 23, record nella storia del tennis) non cambia niente: Roger Federer rimane il più grande. Per motivi di carattere estetico, storico, di impatto sui giovani, di comportamento e potremmo andare avanti a lungo. Ad Adriano non si può mai dare torto, ci mancherebbe pure, ma è certo che il Roland Garros ci ha regalato una nuova consapevolezza. Piaccia o non piaccia, Nole è il giocatore più vincente di sempre. Flawless, come soleva dire il grande Nick Bollettieri: senza difetti. Forte ovunque e comunque, in tutte le zone del campo, su tutte le superfici, contro ogni avversario, contro gli spettatori di tutto il mondo che – compatti – gli fanno il tifo contro. Lui se ne impipa e va avanti, vincendo. Trasformando le energie negative altrui in kerosene per il proprio motore. Un meccanismo perfetto, che peraltro non accenna a trovare alcuno in grado di cospargere qualche tipo di sabbiolina negli ingranaggi.
Ruud? Ancora troppo poco attrezzato. Medvedev, a tratti e certo nonsulla terra. Tsitsipas? Si è inchiodato e poi adesso è pure innamorato. Alcaraz? Certo, ma fra qualche tempo. Per il momento quando incrocia Nole nello scenario più prestigioso si fa prendere dall’ansia e finisce incrampato e infelice. Gli altri? Forse Nadal, se tornerà. I nuovi devono ancora studiare molto. No, non è simpatico a tutti Djokovic. Ne abbiamo scritto tante volte, anche su queste
colonne. Nella migliore delle ipotesi è ammirato, ma amato è un’altra cosa. Sarà perché ha sempre recitato il ruolo del terzo incomodo, dopo Roger e Rafa. O anche perché si mostrò gioviale e clownesco per poi rivelarsi sanguinario e spietato oltre ogni limite. Senza dimenticare le uscite paterne non sempre ‘felicissime’, le posizioni rigide sul Kosovo e la gestione della questione vaccino. Ma siccome alla fine parliamo di uno sportivo gli vanno riconosciuti carattere tosto, determinazione senza eguali e testa da tennis che forse il solo Nadal può pareggiare. Oltre, chiaro, a un fisico forgiato e cesellato minuto dopo minuto con un solo obiettivo: diventare l’uomo dei record. Statuario, vegano, dedito oggi a bottoncini energetici posizionati in varie parti del corpo, ieri ad abbracciare alberi e frequentare guru. Il nostro scetticismo al riguardo è sempre coinciso con le sue conquiste più altisonanti. Alla fine sta a vedere che ha sempre avuto ragione lui. Dopodiché, uno sguardo al futuro. Non facciamoci illusioni, giovani. Questo qui parte favorito numero uno per i prossimi Wimbledon e US Open, e mi mantengo prudente.
Perché dovessi dire tutta la verità, credo che lo stesso varrà anche per tutta la prossima stagione. Incredibile Nole, miracolo di longevità e cura del particolare, al limite del talebanesimo. Ricordo perfettamente quando, all’indomani della vicenda australiana 2021 con il suo fermo e l’espulsione per la mancata vaccinazione, qualcuno scriveva e diceva che nulla sarebbe stato più lo stesso e che Djokovic non sarebbe riuscito a superare l’inciampo più brutto della sua carriera. Se, vabbè. Un principio che sarebbe stato valido per chiunque altro. Ma per ND le sensazioni, le regole e le convenzioni comuni non valgono mai. Faremmo bene a ficcarcelo nella testa, una volta per tutte.
Di Stefano Meloccaro
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