L’epopea del Palio di Siena
L’epopea del Palio di Siena
L’epopea del Palio di Siena
C’è un luogo dove, per poche ore all’anno, è lecito usare la forza bruta per far prevalere le proprie ragioni. Al turista distratto (e ignorante) potrebbe sembrare che lì ci si possa menare con buona pace dell’autorità costituita. A un turista superficiale Siena, nei giorni del Palio, può apparire così: una città fuori dal mondo e fuori dal tempo, sprofondata nel Medioevo. C’è di buono che ai senesi importa poco o nulla di quel che pensa il primo forestiero che passa. Il Medioevo è stata la loro età dell’oro: hanno sbaragliato Firenze a Montaperti, la Repubblica di Siena era ricca e potente, a Siena lavoravano artisti come Ambrogio Lorenzetti, Duccio di Buoninsegna e Giovanni Pisano.
È dal passato, dallo scorrere del tempo, che traggono origine e forza le “botte” che si possono vedere anche oggi. Non è una rissa volgare. Ci possono essere fronteggiamenti sul tufo della piazza più bella del mondo oppure nerbate tra fantini, ma tutto ha una sua logica. Tutto si svolge secondo regole non scritte, ma scolpite nel cuore dei senesi.
Non si può capire il Palio se non ci si immerge in una storia viva e presente. Una storia che ha radici lunghe secoli e che si slancia verso il futuro. Chi oggi rischia di fare a cazzotti non ha generato nessuna inimicizia. È questo il caso delle rivalità tra Chiocciola e Tartuca e tra Torre e Oca: gli scontri documentati risalgono al Seicento. Scontri di popolo e scontri tra fantini, ognuno impegnato a difendere i propri colori. E sono nerbate che volano. Epico lo scambio alla mossa del Palio del luglio 1992 tra Aceto e Legno, raccontato con grande trasporto dalla telecronaca di Paolo Frajese che tuonava rivolto alla regia: «Torna lì, stacca sulla camera alla mossa!».
Per trovare un altro fantino svelto di nerbo bisogna tornare indietro di un secolo: Giulio Cerpi detto Testina. Tre Palii vinti su 29 corsi, ma la sua fama si lega all’esordio nell’agosto 1902: nerbò Zaraballe al punto che Ettore Fontani definì quella nerbatura come «la più intensa e cruenta mai vista in piazza». Un lustro dopo, ancora nerbate su Scansino (Torre). Nel 1909 la beffa: per Testina la vittoria era a un passo, ma dovette fare i conti con il fantino della Torre che, rimasto indietro di un giro, lo nerbò e lo strattonò facendogli perdere la vittoria.
Questi aneddoti sono raccolti sul sito ilpalio.org, uno strumento di consultazione indispensabile per chi si avvicina a Siena e alla sua festa. Per chi lo vuole fare con consapevolezza. Per chi vuole capire che dietro a fronteggiamenti, cazzotti e nerbate ci sono passione, sentimento e appartenenza. C’è il futuro del Palio.
di Vittorio TestaLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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