Paltrinieri d’oro anche nei 10 km, un campione diverso dagli altri
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Paltrinieri è un campione speciale: da re incontrastato del fondo ha deciso di mettersi alla prova nelle acque libere delle 5 e della 10 km. Ha promesso che avrebbe vinto anche qui. E ha mantenuto la promessa.

Paltrinieri d’oro anche nei 10 km, un campione diverso dagli altri
Paltrinieri è un campione speciale: da re incontrastato del fondo ha deciso di mettersi alla prova nelle acque libere delle 5 e della 10 km. Ha promesso che avrebbe vinto anche qui. E ha mantenuto la promessa.
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Paltrinieri d’oro anche nei 10 km, un campione diverso dagli altri
Paltrinieri è un campione speciale: da re incontrastato del fondo ha deciso di mettersi alla prova nelle acque libere delle 5 e della 10 km. Ha promesso che avrebbe vinto anche qui. E ha mantenuto la promessa.
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Quando finiscono gli aggettivi si entra in una dimensione diversa, quella riservata al ristrettissimo club di campioni elevati a simboli di interi Paesi. A ben vedere, neppure questo descrive fino in fondo la classe e la feroce determinazione di Gregorio Paltrinieri.
Dal finire degli anni Ottanta – quando scoprimmo di saper non solo giocare a pallone ma anche nuotare veloce in piscina – di campioni ne abbiamo avuti tanti. Dai tempi del record del mondo di Giorgio Lamberti nei 200 stile libero agli indimenticabili trionfi di Sydney 2000, fino alla Divina Pellegrini. Eppure Greg ha qualcosa di diverso. Re incontrastato del fondo, campione olimpico e mondiale, avrebbe potuto continuare lungo la strada (pardon, la corsia) ben nota. Una specie di giardino di casa in cui dominare per anni.
Evidentemente non bastava, serviva una scommessa con sé stesso ancora più entusiasmante: tuffarsi nelle acque libere della 5 e della 10 km. A chi alzò il sopracciglio ha risposto con il bronzo olimpico dell’anno scorso e il pazzesco titolo di ieri. Lo aveva detto nel 2017 al nostro Nicola Sellitti alle Universiadi di Taipei: «Presto vincerò la 10 km in mare».
A Tokyo l’ha sfiorata, ieri ha trionfato e ora l’obiettivo è Parigi 2024. Nel frattempo le medaglie iridate di Budapest sono quattro, di cui due d’oro. Un mostro. E un ragazzo che sa di essere un simbolo e uno sprone per i compagni più giovani, come dimostrato dalla genuina felicità per l’argento conquistato ieri alle sue spalle dal suo amico Domenico Acerenza.
Di Diego de la Vega
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