Paola Egonu che osa tornare
Il probabile ritorno della fuoriclasse azzurra Paola Egonu alla Vero Volley Milano ha già scatenato insulti razzisti sui social
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Il probabile ritorno della fuoriclasse azzurra Paola Egonu alla Vero Volley Milano ha già scatenato insulti razzisti sui social
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Il probabile ritorno della fuoriclasse azzurra Paola Egonu alla Vero Volley Milano ha già scatenato insulti razzisti sui social
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Il probabile ritorno della fuoriclasse azzurra Paola Egonu alla Vero Volley Milano ha già scatenato insulti razzisti sui social
Paola che osa tornare. Paola che torna per soldi. Un milione di euro l’anno, circa. Anche se l’ingaggio in Turchia, al Vakifbank Istanbul, era pure più sostanzioso. Come poi, se davvero tornasse per soldi, fosse un insulto, anzi un furto. Qualcosa che non fosse nelle disponibilità di una professionista, che peraltro, in carriera ha vinto quasi tutto e da protagonista.
Il ritorno della fuoriclasse azzurra, che con ogni probabilità andrà a schiacciare per il Vero Volley Milano, ha scatenato l’attesa orda di commenti carichi di risentimento, intolleranza. Offese, meme della Egonu associata a cavalli che ridono, l’ironia sulle pubbliche uscite sul razzismo in Italia dell’opposto della nazionale italiana, pronunciate qualche settimana fa a Sanremo che ora sarebbero smentite dal suo rientro in Italia. .
Insomma, per Egonu non vale il libero arbitrio, che invece vale per tutti. Non si può denunciare uno stato delle cose, ovvero che in Italia c’è un diffuso sentimento di stampo razzista, che la pallavolista italiana ha raccontato dopo averlo provato sulla sua pelle. Perché poi se ci torni in Italia e guadagni pure – fa nulla che non sono soldi regalati, ma per le sue prestazioni sportive, perché Egonu è una sportiva professionista, ricordiamolo – stai sputando nel piatto dove mangerai e hai mangiato.
È un po’ la cifra del pensiero sui social, dove non la passa liscia nessuno, lo sfogatoio a costo zero di rabbia, frustrazione, noia, dove salta fuori l’ignoranza che si prova a coprire ogni giorno, nella vita reale.
Figurarsi se dovesse poi passarla liscia chi dovrebbe ringraziare – è il pensiero diffuso – di essere italiana, piuttosto che indicare con il dito i razzisti. Una denuncia che arriva da chi poi ironizza sul colore della sua pelle o associa il volto di animali al suo nome. Ma c’è anche chi dice che Egonu “andrebbe rispedita dove è nata”. Ovvero a Cittadella, pochi chilometri da Padova, dove ha fatto le scuole, dove è cresciuta, ha conosciuto il volley che l’ha resa grande. Dove con la sua famiglia ha conosciuto il razzismo che denuncia spesso.
Il tono è sempre quello: non solo noi italiani ti abbiamo concesso di essere italiana, ti abbiamo dato la cittadinanza (Egonu parla italiano meglio del 70% degli agitatori da tastiera), ti permetti di criticare, denunciare, anche pubblicamente. E poi, torni, guadagni, torni perché sei amica di Armani (di cui Egonu è testimonial). O magari perché Sanremo ti ha regalato visibilità. Detto da gente che per un minuto al sole sui social si farebbe tagliare a fette.
Probabilmente Paola Egonu lo sa, e conoscendo la realtà da cui proviene è pronto a metterlo in conto, oppure – e farebbe benissimo – continuerà a mettere alla berlina gli odiatori seriali che vomitano attraverso una tastiera. Perché è vero che l’Italia, come ha scritto su Twitter uno stimato collega come Antonello Piroso, che ha il pregio di dire sempre quello che pensa, non è certo “l’Alabama degli anni’40 oppure il Sudafrica dell’apartheid”. Ma basta aprire uno dei social, a piacimento, e trovarci una serie impressionante di offese, contumelie ai danni della schiacciatrice azzurra, per capire che la strada contro i sentimenti carichi di intolleranza e odio è ancora in salita.
Di Nicola Sellitti
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