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Per cuore e cervello, non per quote (rosa o azzurre)

Questo non è un articolo sul Tennis e non è un articolo su Jasmine Paolini, oggi in semifinale a Wimbledon

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Per cuore e cervello, non per quote (rosa o azzurre)

Questo non è un articolo sul Tennis e non è un articolo su Jasmine Paolini, oggi in semifinale a Wimbledon

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Per cuore e cervello, non per quote (rosa o azzurre)

Questo non è un articolo sul Tennis e non è un articolo su Jasmine Paolini, oggi in semifinale a Wimbledon

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Questo non è un articolo sul Tennis e non è un articolo su Jasmine Paolini, oggi in semifinale a Wimbledon

Questo non è un articolo sul Tennis e non è un articolo su Jasmine Paolini, oggi in semifinale a Wimbledon (solo scriverlo fa venire i brividi). È un articolo sui guasti del politicamente corretto e di un’idea di mondo ancorata rigidamente al rispetto del genere “a ogni costo”, ignorando la sostanza.

Ieri ho scelto di scrivere del rapporto nella vita con la sconfitta, approfittando della caduta di Jannik Sinner contro Medvedev. Una partita romanzesca, che mi ha permesso di ragionare su quanto sia fondamentale saper imparare dai passaggi delicati, dalle sconfitte e anche dai fallimenti. In assoluta libertà e onestà intellettuale.

Da questo punto di vista, per quanto possa apparire paradossale, la vittoria magnifica di Jasmine Paolini costituiva un capitolo del tutto diverso e non sovrapponibile alla riflessione sulla sconfitta del N.1 al mondo. Apriti cielo: avrei ignorato l’azzurra, a vantaggio del solito maschio dominante. Un vero vero e proprio tic mentale, che dovrebbe portare tutti noi giornalisti a seguire un’agenda preordinata, senza possibilità di scegliere temi e argomenti in coscienza. 

Cosa c’è in tutto questo di favorevole allo sviluppo della condizione femminile nel nostro Paese? Avessi parlato esclusivamente dell’impresa di Jasmine – scegliendo le parole non in base al mio istinto, ma a un’agenda dettata da altri – avrei reso un servizio alla parità di genere? 

Non c’è nulla di più meritocratico, onesto e limpido dello sport: Jannik Sinner, in questo momento, è l’italiano più famoso al mondo per distacco. Qualsiasi cosa faccia, qualsiasi vittoria e per certi aspetti ancor di più ogni sconfitta assurge al rango di grande notizia. Discussa a casa, nei ristoranti, nei bar, negli uffici, in metropolitana, in mezzo alla strada e a tutte le età. È un fatto incontrovertibile e assolutamente magnifico. Perché dovremmo negare tutto ciò, in nome di un malinteso politicamente corretto? 

Quando scrivemmo di Jasmine Paolini, della sua vittoria in doppio con Sara Errani agli Internazionali di Roma furono ben pochi a occuparsene. Abbiamo dedicato una lunga intervista al suo allenatore Renzo Furlan, dopo la finale del Roland Garros archiviata con superficialità tecnica e sostanziale dalla stragrande maggioranza dei media per la netta superiorità mostrata quel giorno dalla polacca Swiatek. 

Finiamola di rispondere ai luoghi comuni con altri luoghi comuni: nessun maschio potrebbe neppure avvicinarsi al peso mediatico e al carisma di una Sofia Goggia. Nessun maschio con gli sci ai piedi, intendiamo. Così come nessun maschio poteva avvicinarsi al peso mediatico di Federica Pellegrini in vasca. Neppure il campione del mondo Filippo Magnini. 

Lasciamo vivere Jasmine Paolini con quella naturalezza e leggerezza che le è propria. I grandi traguardi si tagliano per merito, non per quote e non vediamo letteralmente l’ora di raccontarlo. Ma una cosa è certa: non ci vergogneremo mai di ogni singola storia ed emozione scelta per voi.

di Fulvio Giuliani

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