Parla Filippo Tortu. La felicità in meno di 20 secondi
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Filippo Tortu è tornato ad allenarsi. Nell’estate del 2021 ha scritto – assieme a Jacobs, Patta, Desalu – la storia dello sport italiano con l’incredibile oro ai Giochi di Tokyo nella staffetta 4×100

Parla Filippo Tortu. La felicità in meno di 20 secondi
Filippo Tortu è tornato ad allenarsi. Nell’estate del 2021 ha scritto – assieme a Jacobs, Patta, Desalu – la storia dello sport italiano con l’incredibile oro ai Giochi di Tokyo nella staffetta 4×100
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Parla Filippo Tortu. La felicità in meno di 20 secondi
Filippo Tortu è tornato ad allenarsi. Nell’estate del 2021 ha scritto – assieme a Jacobs, Patta, Desalu – la storia dello sport italiano con l’incredibile oro ai Giochi di Tokyo nella staffetta 4×100
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AUTORE: Nicola Sellitti
«Parliamo mentre vado in auto all’allenamento, che inizia esattamente tra 20 minuti. La mia vita è scandita dai minuti. E io sono uno preciso». Filippo Tortu è tornato ad allenarsi. Si era fermato ad agosto, ora il menu prevede dieci sedute settimanali, un’attenzione maniacale alla prevenzione degli infortuni, all’alimentazione, al riposo, al ritmo del sonno. «Ho deciso di alzare ancora di più il livello, sarò ancora più attento a tutti gli elementi che portano alla prestazione in pista. È la cura dei dettagli a fare la differenza». L’obiettivo sono i Mondiali di Budapest. Tortu viene da due anni di successi e sporadiche delusioni. Qualche mese fa ha centrato il bronzo nei 200 metri agli Europei di Budapest, sulla stessa distanza per tre millesimi non è andato in finale ai Mondiali in Oregon.
Nell’estate del 2021 ha scritto – assieme a Jacobs, Patta, Desalu – la storia dello sport italiano con l’incredibile oro ai Giochi di Tokyo nella staffetta 4×100. Il terzo atto di dieci giorni d’estasi dell’atletica azzurra, con l’oro nel salto in alto di Gimbo Tamberi e quello nei 100 di Jacobs. «Quella staffetta l’avrò vista migliaia di volte, mi ha dato la consapevolezza di essere al livello dei grandi e la certezza che, se è accaduto una volta, si può sempre rifare il bis. Ma se non si vince per me non devono esserci alibi, per questo motivo chiedo a me stesso il massimo: ho un’ossessione che reputo positiva verso il mio lavoro. Non voglio rimorsi».
Tortu è un talento speciale, un predestinato da anni. Da Tokyo è uno dei nuovi eroi dello sport italiano che ha saputo produrre un’inedita generazione di sprinter e tennisti capace di raccogliere il testimone da fenomeni come Valentino Rossi e Federica Pellegrini. «Ovviamente fa piacere, è un riconoscimento enorme che rende merito al lavoro fatto. Le persone mi fermano, ricordano le Olimpiadi di Tokyo; in pista però sono solo io con l’atletica, con quello che devo fare. Così non ci sono pressioni nel mio mondo. Riparto sempre da zero».
Recentemente ha indossato la maglia di Pietro Mennea ai Giochi di Seul 1988 e pubblicato sui social un video comparativo tra la sua ultima frazione alle Olimpiadi giapponesi con lo sprint vincente del barlettano a Mosca 1980. E se Mennea resta il faro dell’atletica italiana, il suo riferimento personale è Livio Berruti, il primo sprinter non nordamericano a centrare l’oro olimpico, ai Giochi di Roma 1960. «Berruti è stato un esempio di passione e semplicità. So che mi stima ed è un altro motivo di orgoglio. Proverò a eguagliarlo in futuro, ad avvicinarmi alla sua grandezza».
Allenamenti duri, idee chiare. Tortu ha fissato l’asticella assai in alto per la stagione al via da gennaio: «Nel 2023 voglio scendere sotto i 20 secondi nei 200 metri e andare di nuovo sotto i dieci secondi nei 100, come già fatto nel 2018. Soprattutto sui 200, credo di poter fare molto bene. Ci proverò, senza alibi in caso di insuccesso».
Di Nicola Sellitti
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