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Pro Recco

Pro Recco è storia, è anima

Il terzo trionfo consecutivo della Pro Recco nella Champions League di pallanuoto, 11ª nella storia del club più titolato al mondo
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Pro Recco è storia, è anima

Il terzo trionfo consecutivo della Pro Recco nella Champions League di pallanuoto, 11ª nella storia del club più titolato al mondo
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Pro Recco è storia, è anima

Il terzo trionfo consecutivo della Pro Recco nella Champions League di pallanuoto, 11ª nella storia del club più titolato al mondo
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Il terzo trionfo consecutivo della Pro Recco nella Champions League di pallanuoto, 11ª nella storia del club più titolato al mondo
L’esercizio costante della vittoria è il più complesso che esista. Una volta possono vincere (quasi) tutti, sempre non vince (quasi) nessuno. Ecco perché il terzo trionfo consecutivo della Pro Recco nella Champions League di pallanuoto, 11ª nella storia del club più titolato al mondo, è qualcosa di eccezionale. Perché non basta essere riconosciuti come i più forti, la squadra da battere, i campioni in carica, i predestinati e tutto quello che normalmente accompagna formazioni del calibro del club ligure. Per vincere serve altro: l’anima. La consapevolezza della propria storia, del destino scritto da decenni di vittorie in uno sport antichissimo, nobile e fra i più gloriosi in assoluto alle Olimpiadi e ai mondiali. Vincere per la terza volta consecutiva la Coppa dei Campioni, nella pallanuoto moderna – secondo trionfo di seguito contro i padroni di casa e organizzatori delle “Final Eight” di Belgrado – si spiega solo con quel qualcosa di impalpabile, intangibile eppure solido come le rocce della spigolosa costa ligure di Recco. Da dove tutto cominciò e dove tutto torna, a Punta Sant’Anna. Lì, un tempo si giocava in mare, lì fu realizzato il cosiddetto “Stadio del nuoto“, che era un’insenature artificiale ricavata in mare per consentire al pubblico recchelino di assistere da vicino alle gare. Lì è stata costruita la piscina in cui ancora oggi la Pro Recco gioca all’aperto tante delle sue partite di Campionato e di Champions League. Una realtà altamente professionalizzata, ma intimamente legata al borgo natio del patron Gabriele Volpi, pallanuotista di ottimo livello da giovane – campione d’Italia juniores e ottavo uomo della leggendaria squadra del “Caimano” Eraldo Pizzo – pallanuotista nell’anima ancora oggi. La Pro Recco del presidente Maurizio Felugo, che tutto vinse in acqua con quella calottina e oggi ha il compito di managerializzare le vittorie. Budget importante, ma decisamente ridotto rispetto agli anni in cui la Pro Recco comprava praticamente tutti e disponeva di una rosa mai vista nella storia della pallanuoto. Oggi, il club va studiato per la sua gestione oculata e la capacità di far fruttare al massimo ogni singola scelta di mercato e gestionale. Le prove di quanto si è appreso anno dopo anno sono lì, in una bacheca dei trofei sconfinata. In queste tre Coppe dei Campioni una in fila all’altra. Nelle intuizione vincenti, come quella di affidare la squadra al giovanissimo Sandro Sukno: bloccato da un cuore bizzoso nel meglio della carriera e trasformatosi in un lampo in allenatore incredibilmente vincente e funzionale all’idea di bellezza del gioco del patron Volpi e del presidente Felugo. Senza consapevolezza di sé e della storia, però, non si vince. Guardate il “Caimano” alzare la Coppa al fianco di capitan Ivovic, come fosse l’Italia del boom e della pallanuoto in mare. È cambiato tutto, tranne l’anima. Di Fulvio Giuliani

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