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Nuotando sul tetto d’Europa

Decima Coppa dei Campioni per i liguri, record assoluto, prima doppietta nell’era della Len-Champions League. “Questo è un successo incredibile e straordinario per la Pro Recco, la pallanuoto azzurra e l’intero sport italiano”. Così il presidente della Pro Recco Maurizio Felugo
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Nuotando sul tetto d’Europa

Decima Coppa dei Campioni per i liguri, record assoluto, prima doppietta nell’era della Len-Champions League. “Questo è un successo incredibile e straordinario per la Pro Recco, la pallanuoto azzurra e l’intero sport italiano”. Così il presidente della Pro Recco Maurizio Felugo
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Nuotando sul tetto d’Europa

Decima Coppa dei Campioni per i liguri, record assoluto, prima doppietta nell’era della Len-Champions League. “Questo è un successo incredibile e straordinario per la Pro Recco, la pallanuoto azzurra e l’intero sport italiano”. Così il presidente della Pro Recco Maurizio Felugo
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Decima Coppa dei Campioni per i liguri, record assoluto, prima doppietta nell’era della Len-Champions League. “Questo è un successo incredibile e straordinario per la Pro Recco, la pallanuoto azzurra e l’intero sport italiano”. Così il presidente della Pro Recco Maurizio Felugo
«Un’emozione incredibile, indimenticabile. Il punto più alto della mia carriera». Il presidente della Pro Recco Maurizio Felugo ha ancora la voce segnata dalla tensione del trionfo di Belgrado, nella finale di Champions League di pallanuoto vinta sabato ai tiri di rigore sui serbi del Novi Beograd per 17 a 16. Decima Coppa dei Campioni per i liguri, record assoluto, prima doppietta nell’era della Len-Champions League. Non ha bisogno di sottolineare questi primati il presidente Felugo per esaltare una vittoria diversa da tutte le altre: «Questo è un successo incredibile e straordinario per la Pro Recco, la pallanuoto azzurra e l’intero sport italiano». Rientrando in patria dopo le Final Eight di Belgrado e i festeggiamenti (contenuti, perché anche questo è nel Dna del club), il n. 1 della Pro Recco ci tiene soprattutto a ricostruire la strada che ha portato al trionfo. Sette trofei (di cui due Coppe dei Campioni e uno scudetto) in neppure due anni di lavoro, puntando ad acquisti di straordinario valore tecnico ma in particolar modo psicologico e morale. «Seguendo le indicazioni e gli insegnamenti del chairman Gabriele Volpi e del ceo di gruppo Gianpiero Fiorani, la Pro Recco è gestita come un’azienda e sempre più dovrà essere così. Volpi e Fiorani mi hanno dato fiducia e non finirò mai di ringraziarli per avermi permesso di imparare, rischiare e vincere tutto. Abbiamo pagato qualcosa, per esempio lo scudetto 2021 andato meritatamente al Brescia, ma proprio quella cocente delusione – dopo 15 anni di trionfi – ci ha dato le motivazioni per due Coppe dei Campioni che sono già storia. Un campionato italiano sfidante, con Brescia, la crescita di Trieste, Ortigia e altri, ci ha permesso di restare concentrati sulla nostra dolce condanna: crescere sempre, per poter vincere sempre». Emblematica l’operazione di mercato che portò l’anno scorso il fenomenale magiaro Gergo Zalanki alla Pro Recco: si prese lui e fu lasciato libero il fuoriclasse che aveva deciso la Champions League 2021, il serbo Dusan Mandic attratto dalle sirene della Novi Beograd. Quest’anno Mandic ha perso la Coppa, vinta dalla Pro Recco anche grazie ai goal decisivi di Zalanki. Lezione di gestione manageriale e psicologica. Giocare nella Pro Recco, guidare la squadra dalla panchina come il giovanissimo e straordinario allenatore Sandro Sukno (altra intuizione di Felugo) – un ragazzo che avrebbe potuto scrivere la storia della pallanuoto se non fosse stato fermato dal cuore – o gestire il club dalla scrivania significa innanzitutto interiorizzare la leggenda di questa squadra. Imparare a conoscere e ascoltare Eraldo Pizzo, il più forte ogni epoca, che ancora oggi non perde una partita dei ragazzi e incarna la voglia di vincere e di distinguersi del club più titolato al mondo. Lui e Gabriele Volpi sono legati da un rapporto speciale e difficilmente descrivibile, anche perché entrambi amano affidarsi ai gesti, più che alle dichiarazioni altisonanti. Ci limiteremo a ricordare di aver assistito a un momento privato fra il campione olimpico di Roma 1960 e il patron della Pro Recco che fa capire più di ogni altra cosa perché questa squadra vinca e continuerà a vincere. Non vi diremo cosa, basti sapere che scelte così uniscono le persone per sempre. Il Caimano non perde una partita ed è come se con lui non la perdesse Gabriele Volpi. Il fenomeno di ieri è sempre sul podio con i campioni di oggi perché i ragazzi vogliono questo monumento al loro fianco nei momenti più belli: «Per me – sottolinea Eraldo Pizzo – non c’è nulla di più emozionante che sollevare quella Coppa con loro. È magnifico, istanti che danno senso a tutta una vita dedicata alla pallanuoto». Nulla è per caso nella storia della Pro Recco, come la prima Coppa dei Campioni alzata al cielo di Milano dal Caimano nel 1965, quando Volpi era solo un ragazzo di Recco innamorato della pallanuoto e deciso a costruirsi la propria fortuna. 57 anni dopo moltissimi traguardi sono stati tagliati, svariati record infranti ed è stata costruita una storia umana e imprenditoriale di spettacolare successo che meriterebbe di essere conosciuta molto di più in Italia. Per riuscirci, Gabriele Volpi ha seguito una regola apparentemente semplice: realizzare ciò che gli altri ritenevano impossibile. Come disse qualcuno, non basta provare. Alla fine, tutto si riduce a scegliere se non fare o fare. E vincere.   Di Diego de la Vega

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