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Processo Juve, rinvio al 10 maggio

Oggi fischio d’inizio del primo atto in sede penale del processo Juventus. Ma la partita si prevede assai lunga con il rinvio al 10 maggio
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La partita, almeno in sede penale, si prevede assai lunga. Intanto, è stato dato il calcio d’inizio, con l’udienza preliminare alla Procura di Torino, del processo che vede imputata la dirigenza della Juventus, fra cui l’ex presidente Andrea Agnelli e il suo vice Pavel Nedved, oltre all’ex direttore sportivo della Juve, Fabio Paratici, indagati nella maxi inchiesta su plusvalenze e irregolarità nei bilanci del club bianconero.

Si tratta del primo atto in sede penale, dopo l’apertura di due filoni da parte della giustizia sportiva: il primo sulle plusvalenze, di cui si saprà il 19 aprile dal Collegio di Garanzia del Coni sull’esito del ricorso della Juve sui 15 punti di penalizzazione, da scontare nel campionato in corso e che potrebbe portare alla cancellazione della penalizzazione (con ricorso accolto), oppure la conferma della sanzione o la terza via, con accoglimento parziale del ricorso: rinvio alla Corte d’Appello federale, per una nuova sanzione. Poi c’è l’altro, assai più temuto, sulla cosiddetta manovra stipendi, con elementi per l’accusa arrivati direttamente dalla procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta Prisma.

A breve ci sarà la chiusura delle indagini: potrebbero essere coinvolti anche altri club. Dunque, round interlocutorio, tutto rinviato al 10 maggio, quando il Gup di Torino dovrà decidere per il rinvio a giudizio della dirigenza bianconera: i capi d’imputazione vanno dalle false comunicazioni sociali all’ostacolo della vigilanza, dall’aggiotaggio alle false fatturazioni. L’indagine, nata nell’estate di due anni fa, è raccolta in 18 faldoni che comprendono intercettazioni, audizioni e documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza in momenti diversi nelle varie sedi del club bianconero e in alcuni studi legali e notarili. Oltre al deferimento degli indagati, sarà valutata dal Gup anche la richiesta da parte dei legali della Juve di spostare il processo da Torino a Milano o Roma: secondo la difesa (che aveva già presentato istanza alla Procura di Torino per lo spostamento del processo a Milano, richiesta però rigettata) il reato di manipolazione del mercato – il più grave tra quelli contestati e perciò determina la competenza territoriale – si sarebbe consumato a Milano, dove ha sede la Borsa, o in subordine a Roma, dove si trovano i server di Piazza Affari.

I legali della Juve si erano già rivolti alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, ma la richiesta era stata giudicata inammissibile per questioni procedurali, essendo già avvenuta la chiusura della fase delle indagini preliminari. Ora deciderà il Gup se ritenere infondata la richiesta oppure rivolgersi alla Corte di Cassazione, decisione che porterebbe a un’ulteriore dilatazione dei tempi del processo perché si deciderebbe, nel caso, in camera di consiglio, procedura prevista dalla riforma Cartabia, in vigore solo da qualche mese.

Intanto, da una giornata interlocutoria, qualcosa è emerso: la Juventus è stata citata come responsabile civile nel processo, inoltre una cinquantina di azionisti della Juventus si è costituita parte civile nel processo, ritenendo di essere stati danneggiati – perdita del valore delle azioni in Borsa – dalla condotta dei dirigenti e dei dipendenti del club bianconero. Si è costituita parte civile anche la Consob, il Codacons ma non la Figc – assente in aula a Torino – e neppure Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo: i due calciatori, che reclamano il pagamento di stipendi arretrati in base al materiale raccolto dagli inquirenti: si tratta di 19 milioni di euro per Ronaldo in base alla ormai famosa “carta” che lo riguarda e che sarebbe rinvenuta nella disponibilità dei magistrati, oltre tre milioni per Dybala. I legali dell’argentino, secondo le carte dell’inchiesta, avrebbero chiesto un maxi risarcimento da 54 milioni alla Juventus, tra salario arretrato e indennizzo per il mancato rinnovo contrattuale con la Juve.

di Nicola Sellitti

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