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Processo rosso. Alla Ferrari non funziona nulla

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Una disfatta della Ferrari. Senza appello. Almeno per ora. Sei gare e un solo podio, una specie di miracolo centrato da Charles Leclerc a Jeddah (Arabia Saudita), oltre a un successo e un terzo posto per Lewis Hamilton nelle Sprint Race

Ferrari

Processo rosso. Alla Ferrari non funziona nulla

Una disfatta della Ferrari. Senza appello. Almeno per ora. Sei gare e un solo podio, una specie di miracolo centrato da Charles Leclerc a Jeddah (Arabia Saudita), oltre a un successo e un terzo posto per Lewis Hamilton nelle Sprint Race

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Processo rosso. Alla Ferrari non funziona nulla

Una disfatta della Ferrari. Senza appello. Almeno per ora. Sei gare e un solo podio, una specie di miracolo centrato da Charles Leclerc a Jeddah (Arabia Saudita), oltre a un successo e un terzo posto per Lewis Hamilton nelle Sprint Race

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Una disfatta della Ferrari. Senza appello. Almeno per ora. Sei gare e un solo podio, una specie di miracolo centrato da Charles Leclerc a Jeddah (Arabia Saudita), oltre a un successo e un terzo posto per Lewis Hamilton nelle Sprint Race. E anche questi risultati sono stati ottenuti in condizioni eccezionali, perché sinora la pista ha emesso una sentenza chiara: la Ferrari è indietro.

Troppo indietro per non generare sconcerto nei suoi tifosi, che con l’arrivo di Hamilton e un positivo finale della scorsa annata pensavano alla riscossa. O quantomeno a trovarsi più vicini alle McLaren, che sono come meteoriti piombati sulla Terra. Sono praticamente imbattibili, se non fosse per quel fenomeno di Max Verstappen, che riesce a batterle in qualifica e tenerle dietro anche per spezzoni di gara in una lotta, anche filosofica, tra l’uomo e la macchina. Invece per Maranello c’è al momento l’irrilevanza. Il distacco da Piastri (quattro successi in sei Gp stagionali) in Florida è stato di un minuto. Un divario inaccettabile.

Se Mercedes, Red Bull/Verstappen e anche la Williams provano a giocarsela, per le Rosse c’è la battaglia per il sesto-settimo-ottavo posto. A Miami sono finiti entrambi alle spalle di Albon, su Williams. E sullo sfondo, con l’arrivo di un terzetto di prove europee – si parte da Imola, Gp dell’Emilia-Romagna, tra due weekend – c’è anche l’opzione, qualora gli aggiornamenti promessi non dessero i risultati sperati, di fermarsi con gli investimenti per lo sviluppo della sciagurata vettura di quest’anno, puntando tutto sul 2026, quando la F1 sarà rivoluzionata: via il Drs, auto da 30 kg in meno, anche più strette, con la power unit che avrà il 50% della potenza dal motore endotermico e altrettanta dall’ibrido.

Molti si stanno concentrando sui primi scontri dialettici e in pista tra Leclerc e Hamilton. A Miami c’è stato un saggio, con ordini di scuderia di far passare Hamilton su Leclerc, poi viceversa, in una dolorosa guerra tra poveri. Entrambi non sono stati poi in grado di avvicinarsi a chi era davanti, nello specifico Kimi Antonelli. Piuttosto, andrebbe sottolineato con quanta disinvoltura al giro numero 31 l’ex ferrarista Carlos Sainz abbia superato Leclerc. Una disfatta, ripetiamo. Inattesa in questi termini. L’hype per l’arrivo di Hamilton è già abbondantemente alle spalle. Il linguaggio del corpo del pilota inglese – come quello di Leclerc – sui miglioramenti della vettura sono eloquenti. Secondo Leclerc, l’auto ha già espresso tutto il suo potenziale. Ossia, non ha potenziale. La macchina non va, specie nelle parti lente dei circuiti. Qualcuno, più di qualcuno, ha sbagliato. E la Rossa continua a fare figuracce.

di Nicola Sellitti

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