Un messaggio onesto, diretto, piuttosto che una pec alla federcalcio a poche ore da Ferragosto. Roberto Mancini, domani commissario tecnico dell’Arabia Saudita per 50 milioni di euro in due anni e mezzo, avrebbe potuto e dovuto chiudere in modo diverso la sua avventura sulla panchina della nazionale italiana. Così anche lui prende posto nella grottesca commedia dell’estate azzurra, che vede al proscenio anche il presidente della federcalcio, Gabriele Gravina, tra accuse reciproche, messaggi, mail, pareri legali. D’altronde, se Gabri Veiga, 21 anni, astro del pallone che sarà ma che non è certo Maradona, sceglie di andare all’Al Ahly, nella Saudi League, piuttosto che restare in Europa (era a un passo dal Napoli), figurarsi se qualcuno avrebbe potuto criticare la scelta (per soldi) di Mancini.
La scelta, soprattutto nei tempi, è stata davvero rivedibile. Così davvero ne escono tutti male. E anche montare il suo turbamento per la clausola contrattuale che avrebbe previsto il suo esonero, in caso di mancato pass per Euro 2024 ora suona davvero male alle orecchie. Tra l’altro, Mancini non ha ancora trovato un accordo con Gravina per la risoluzione del rapporto in azzurro.
Ma non c’è neppure il tempo di masticare amaro per l’esito di questa puntata che ne inizia un’altra, entro pochi giorni c’è Luciano Spalletti a Coverciano, mentre si prepara a una disputa legale con il Napoli per quella clausola che lo bloccherebbe sino a giugno 2024. Insomma, si passa attraverso pec e clausole contrattuali. La speranza è che si torni presto a parlare di calcio.