Quanto durano 15 minuti a fine campionato?
I 15 minuti di campionato che abbiamo vissuto allo stadio Tardini di Parma, fra le 22:40 e le 22:55, sono qualcosa di difficilmente descrivibile. La sfida a distanza fra Napoli e Inter

Quanto durano 15 minuti a fine campionato?
I 15 minuti di campionato che abbiamo vissuto allo stadio Tardini di Parma, fra le 22:40 e le 22:55, sono qualcosa di difficilmente descrivibile. La sfida a distanza fra Napoli e Inter
Quanto durano 15 minuti a fine campionato?
I 15 minuti di campionato che abbiamo vissuto allo stadio Tardini di Parma, fra le 22:40 e le 22:55, sono qualcosa di difficilmente descrivibile. La sfida a distanza fra Napoli e Inter
I 15 minuti che abbiamo vissuto ieri sera allo stadio Tardini di Parma, fra le 22:40 e le 22:55, sono qualcosa di difficilmente descrivibile.
Si potrebbe pensare che lo scriva unicamente per l’esito di quel pazzesco ping pong a cui abbiamo assistito, largamente favorevole alla squadra per cui faccio il tifo.
C’è quello, non oserei negarlo, ma c’è molto, molto altro.
C’è un romanzo condensato in una manciata di minuti apparentemente infiniti, prima velocissimi e poi lentissimi. Poi di nuovo precipitosi e infine da rallentare.
Con l’Inter avanti e il Napoli inchiodato al disperante 0-0 sul campo del Parma, i tifosi azzurri sentivano lo scudetto scivolar via. Oltretutto a rigor di logica, considerate le deludentissime ultime due prove.
Poi, un urlo belluino di qualcuno, da qualche parte in tribuna: “Ha segnato la Lazio, ha segnato la Lazio!“. Neanche il tempo di realizzare e qualcun altro un po’ più freddo corregge: “È rigore! Lo devono ancora tirare…“. Praticamente negli stessi secondi la regia degli Dei del calcio spinge Simeone e Neres a confezionare un miracoloso calcio di rigore in favore del Napoli. Delirio.
Per un po’ il quesito sembra solo essere chi si sarebbe assunto l’incarico di tirare, ma poi si va troppo per le lunghe, il tabellone riporta l’intervento del Var e un presunto fallo di un attaccante (Simeone).
È il momento del tempo sospeso, mentre i tifosi partenopei eruttano per il goal di Pedro del 2-2 a Milano.
Il rigore a Parma sarebbe la ciliegina, ma non si decide per minuti. Alla fine, l’arbitro annulla e anche in tribuna stampa qualcuno perde il controllo. Una distinta signora fa il gesto dell’ombrello a un giornalista napoletano che a momenti impazzisce. Due colleghi, nel tentativo di calmarlo, impazziscono più di lui e si sfiorano le botte fra inviati.
Nello stesso istante della giornata di campionato, finisce a botte in campo o quasi, fra giocatori, allenatori espulsi, panchine, riserve e massaggiatori. Praticamente non si gioca più, ma al Napoli va bene così.
Come quando eravamo ragazzi, i tanti che provano ancora a guardare la partita, si affidano alle domande cruciali: “Che succede a Milano? Quanto manca a Milano?”…. Fino a quando: “Ha segnato l’Inter, è 3-2”.
Gelo, palpabile, fisico… ma un giornalista trasfigurato si precipita giù dalle scale urlando: “È fuorigioco, fuorigioco!“. Fa su e giù e poi si accascia. Una scena memorabile.
Finisce a Milano ed è come se finisse anche a Parma, il Napoli non ha più le forze e in tribuna ci si sente come i naufraghi del Titanic all’arrivo all’alba della ‘Carpatia’.
Un indimenticabile Bignami di emozioni in campionato, che chi ama il calcio dovrebbe rivedere 100 volte per salvare quanto più possibile la contemporaneità delle partite.
Ps Dormire è stata dura.
di Fulvio Giuliani
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