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Rafa e Carlos, quasi ‘The Last Dance’

Carlos Alcaraz e Rafa Nadal, insieme e vincenti in una sorta di The Last Dance alle Olimpiadi di Parigi2024

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Rafa e Carlos, quasi ‘The Last Dance’

Carlos Alcaraz e Rafa Nadal, insieme e vincenti in una sorta di The Last Dance alle Olimpiadi di Parigi2024

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Rafa e Carlos, quasi ‘The Last Dance’

Carlos Alcaraz e Rafa Nadal, insieme e vincenti in una sorta di The Last Dance alle Olimpiadi di Parigi2024

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Carlos Alcaraz e Rafa Nadal, insieme e vincenti in una sorta di The Last Dance alle Olimpiadi di Parigi2024

Le formule linguistiche che più vengono alla mente, tipo ‘l’allievo e il maestro’ risultano totalmente inadeguate. Perché Carlos Alcaraz non è l’allievo di nessuno, è già un professore del gioco a 21 anni, ma ha accettato di buon grado di essere il secondo violino del duo, l’1/bis di Rafa Nadal. Ossia la figura di appoggio di un nume tutelare del gioco, che su questo campo, il centrale del Roland Garros, ha vinto 14 volte (inteso come numero di edizioni del Roland Garros) e che si è ritrovato tra le mani il testimone di tedoforo da Zinedine Zidane, al termine della cerimonia di apertura.

Non è quindi difficile comprendere quanto il giovane Carlos fosse nervoso in campo con Rafa, nel primo doppio assieme ai Giochi. Hanno vinto, tra l’altro, contro un modesto duo argentino. E non è un dettaglio per entrambi, sebbene al doppio non hanno mai dedicato troppe energie. Ma Carlos voleva giocare con Rafa, una specie di The Last Dance assieme al maiorchino che dovrebbe smettere entro il 2024. 

E Rafa, essendo Rafa, venerabile maestro del rosso, ovviamente è in campo per vincere, sebbene sia praticamente azzoppato, con le giunture lacerate e un piede ridotto davvero male, al punto che dovrebbe ritirarsi dal tabellone in singolare. Giocano assieme perché sono le Olimpiadi, perché è un’occasione unica. Perchè i duetti d’autore a volte funzionano: Al Pacino e Robert De Niro, Freddie Mercury e David Bowie.

Nella narrativa del tennis olimpico ci sono anche Roger Federer e Stan Wawrinka, vincenti ai Giochi di Pechino 2008. Ma, non ce ne voglia Wawrinka, tre titoli del Grand Slam vinti in carriera e forse il rovescio (a una mano) stilisticamente più attraente della storia del tennis, in quel caso il suo ruolo di scudiero del re era definito. Qui invece c’è Carlos che inventa, che esulta come un ultrà a ogni punto ed esegue alla lettera le indicazioni di capitan Rafa, tra un punto e un altro, sul Centrale dove Nadal ha costruito la sua leggenda. È una storia che da sola regge il peso delle Olimpiadi. Vediamo quanto durerà.

di Nicola Sellitti

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