Ripartire dalle Olimpiadi
Mentre in città e in Italia, si parla inevitabilmente di tutt’altro, Milano farebbe bene a concentrarsi sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina d’Ampezzo

Ripartire dalle Olimpiadi
Mentre in città e in Italia, si parla inevitabilmente di tutt’altro, Milano farebbe bene a concentrarsi sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina d’Ampezzo
Ripartire dalle Olimpiadi
Mentre in città e in Italia, si parla inevitabilmente di tutt’altro, Milano farebbe bene a concentrarsi sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina d’Ampezzo
Mentre in città e in Italia si parla inevitabilmente di tutt’altro, Milano farebbe bene a concentrarsi (come l’intero Paese) sulla straordinaria opportunità in arrivo nel prossimo febbraio: le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina d’Ampezzo.
Proprio in questi giorni caratterizzati da interrogatori, veleni, contestazioni, sospetti e con gli avvoltoi che girano in cielo, si dovrebbe avere la forza psicologica – proprio adesso – di puntare con convinzione ed entusiasmo su un’occasione più che unica.
Ci riflettevo costeggiando in tangenziale l’enorme cantiere del nuovo palazzone destinato a ospitare le partite di hockey su ghiaccio dei Giochi e soprattutto a diventare la più grande arena d’Italia per eventi sportivi e musicali. Un impianto da oltre 16mila posti, una nuova costruzione che resterà a lunga memoria delle Olimpiadi, come il villaggio e come – è un impegno solenne per tutta Italia – la pista costruita per il bob e lo slittino a Cortina fra le solite polemiche finto ambientaliste.
In quanto a queste ultime, c’è un solo modo per farle dimenticare: saperla sfruttare per decenni e non a gran fatica per pochi anni come avvenne con la struttura di Cesana dopo le Olimpiadi di Torino 2006.
Proprio i Giochi nel capoluogo piemontese, peraltro, sono uno degli esempi più luminosi di quanto un grande evento – se ben sfruttato e cavalcato – possa costituire un boost fenomenale.
Grazie alle Olimpiadi, Torino è stata rimessa sulla cartina geografica globale, proprio mentre la Fiat andava spegnendosi: un merito storico.
Poi, come accennato, tante cose si potevano fare meglio e valga da monito.
È proprio questo il momento: mentre troppi si affannano a descrivere la città del malaffare a danno del “popolo”, si dovrebbe cominciare a parlare e fare molto di più per i Giochi. Proprio perché “Milano sa come si fa” grazie alla grande esperienza collettiva di Expo, questa è (o sarebbe) l’occasione ideale per giocare in contropiede rispetto a un’inchiesta che ha sparso i germi dell’insicurezza e dell’apatia.
La città deve sapere far altro, a cominciare dal sindaco che ha scelto di restare. Restare è più che mai l’esatto opposto di vivacchiare e le Olimpiadi sono lì come un faro nella notte.
Se all’appuntamento si saprà arrivare coinvolgendo la città a cominciare dai più piccoli, raccontando questa storia incredibile che sono i Giochi e le loro radici nell’animo della civiltà occidentale, non si tratterà solo di fare “bella figura”.
Ci sarà l’orgoglio di chi in città ci vive e ne trae insegnamento per non sentirsi oggetto di fenomeni sociali e urbanistici decisi sopra le proprie teste – che è poi uno dei sottotesti dell’inchiesta – ma protagonista di uno sviluppo duraturo nel tempo. Come Expo fino ai giorni nostri, 11 anni dopo.
di Fulvio Giuliani
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