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Scudetto, un fiore con molte spine

Il calcio non è mai stato solo un gioco. Lo scudetto, già in passato, è stato motivo di controversie e scandali. Anche la stagione in corso non è priva di ombre.
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Scudetto, un fiore con molte spine

Il calcio non è mai stato solo un gioco. Lo scudetto, già in passato, è stato motivo di controversie e scandali. Anche la stagione in corso non è priva di ombre.
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Scudetto, un fiore con molte spine

Il calcio non è mai stato solo un gioco. Lo scudetto, già in passato, è stato motivo di controversie e scandali. Anche la stagione in corso non è priva di ombre.
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Il calcio non è mai stato solo un gioco. Lo scudetto, già in passato, è stato motivo di controversie e scandali. Anche la stagione in corso non è priva di ombre.
Il calcio non è mai stato soltanto un gioco. È appartenenza e campanilismo. È una tenzone settimanale che trae ispirazione dalle gesta di undici scudieri alla conquista di un vessillo: un piccolo scudo tricolore. Simbolo di superiorità e dominio, rimane cucito all’altezza del cuore sulle divise vittoriose. Spesso si è disposti a tutto pur di indossarlo, anche a ricorrere a stratagemmi non proprio cavallereschi. Risale al 1915 il primo caso di assegnazione contestata, vicenda che ancora oggi tiene occupato l’ufficio legale della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Con lo scoppio della guerra vennero interrotte tutte le manifestazioni, tra cui la finale del campionato di calcio che avrebbe visto impegnate il Genoa e la Lazio, vincitori rispettivamente dei gironi Nord e Centro Sud. Con una decisione poco decoubertiana, la Figc assegnò la vittoria ai genovesi «per comprovate ragioni di netta superiorità tecnica». Dieci anni più tardi, sempre il Genoa fu protagonista di un nuovo contenzioso e secondo molti cadde vittima del regime fascista. Il campionato 1924/25 era ancora diviso in due gironi e l’evidente supremazia delle squadre settentrionali trasformava di fatto lo spareggio per accedere alla finalissima in una finale anticipata. In caso di parità non erano previsti tempi supplementari ma occorreva ripetere la gara. Le cronache del tempo narrano che il 2 a 2 finale del primo spareggio fu macchiato da un gol del Bologna spinto in rete da uno dei tanti tifosi accalcati a bordo campo. La Figc non intervenne e omologò il risultato. Dopo un altro pareggio, nella terza ripetizione il Bologna riuscì a vincere per 2 a 0. Pare che il silenzio della Federazione sia stato dettato dalla voglia di compiacere Leandro Arpinati, gerarca fascista emiliano nonché vicepresidente della Figc. Il Genoa ancora oggi sostiene l’irregolarità di quelle gare, anche per il valore che potrebbe assumere il suo decimo scudetto: la stella perenne sulla gloriosa maglia rossoblu. Nel 1924 uno scandalo coinvolse invece le due squadre sabaude e portò alla revoca dello scudetto al Torino. Il fortissimo stopper della Juventus Luigi Allemandi venne accusato di essersi venduto il derby. Squalificato a vita, l’amnistia del 1928 gli consentì di tornare sui campi fino a diventare campione del mondo nel 1934. In piena Seconda guerra mondiale il calcio non si fermò. Venne disputato un torneo noto come Campionato Alta Italia. Dopo le qualificazioni regionali si arrivò al triangolare per l’assegnazione del titolo. Lo vinsero i Vigili del Fuoco La Spezia ma la Figc decise di abbassare il rango del campionato a coppa federale. Dopo un lungo contenzioso, soltanto nel 2002 venne riconosciuta l’ufficialità del torneo seppure senza assegnazione di scudetto. A titolo onorifico, da quel momento lo Spezia indossa sulla maglia un tricolore commemorativo. Una tragedia colpì l’Italia sportiva nel 1949: l’aereo su cui viaggiava la leggendaria squadra del Torino si schiantò contro la collina di Superga. Le quattro giornate che mancavano alla fine del campionato vennero giocate dalla squadra Primavera: scelta condivisa anche dagli avversari che vollero così consegnare al Grande Torino uno scudetto postumo seppure già strameritato sul campo. Intercettazioni telefoniche tra dirigenti e classe arbitrale furono infine il cuore dell’inchiesta Calciopoli che coinvolse la Juventus. Il ‘processo lampo’ dell’estate 2006 portò la Juventus in serie B con la revoca degli scudetti 2004/2005 e 2005/2006 (assegnato d’ufficio all’Inter). La storia del 2021, invece, è ancora tutta scrivere.   di Stefano Caliciuri

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