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Senza perdere la tenerezza

Intervista ad Anna Basta, l’apripista della valanga senza sosta che ha colpito il mondo della ginnastica ritmica italiana.
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Intervista ad Anna Basta, l’apripista della valanga senza sosta che ha colpito il mondo della ginnastica ritmica italiana.
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Intervista ad Anna Basta, l’apripista della valanga senza sosta che ha colpito il mondo della ginnastica ritmica italiana.
A parlare a “La Ragione” è Anna Basta, l’apripista di questa valanga senza sosta che ha colpito il mondo della ginnastica ritmica italiana. E non solo: due giorni fa la fuoriclasse della ginnastica artistica, Vanessa Ferrari, ha dedicato all’argomento un lungo post sui suoi social dichiarando di non essere «affatto sorpresa» e di aver avuto un’esperienza simile a 19 anni quando fu addirittura ricoverata per problemi alimentari in una clinica a Verona, guarendo poi solo «grazie al supporto di esperti e dopo un paio di anni di percorso». Nella sua prima dichiarazione pubblica, Basta dichiarò di aver anche pensato addirittura al suicidio. «Quando ho davvero pensato di provarci, però, ho sempre avuto qualcuno che mi scuoteva e mi spronava a vivere. Finché ho detto basta» ci racconta. Dopo tre anni nella Nazionale italiana, l’ex farfalla ha abbandonato il suo percorso di atleta agonista. Quando le chiediamo se la sua esperienza possa essere considerata un modus operandi tipico dell’allenamento in Federazione ci spiega che, in realtà, le vessazioni erano mirate nei confronti suoi e dell’amica-collega Corradini, seppure «tutte le atlete vivevano uno stress emotivo importante: dall’incubo della bilancia alla mancanza quotidiana di ascolto ed empatia». Adesso ha iniziato il corso per diventare tecnico professionista. «Alleno per non far subire alle bimbe ciò che ho subìto io e sapendo che si possono raggiungere risultati importanti ma in un modo migliore. Il che non significa non essere severi, ma porre lattenzione sul lato umano dell’atleta, accettando anche le caratteristiche fisiche personali. Si può essere performanti restando in salute». Federginnastica, il ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò hanno preso posizione contro qualsiasi forma di abuso e attivato i doverosi accertamenti. Due giorni fa l’atteso incontro con la Procura federale è stato commentato da Basta come «un incontro positivo. Abbiamo raccontato la nostra storia, ricevuto molto sostegno e ho riscontrato unenergia positiva». Non trapela nessun nome, nonostante l’attenzione sia naturalmente concentrata su Emanuela Maccarani, commissario tecnico della Nazionale di ginnastica ritmica dal 1996. «Abbiamo esposto a chi di dovere la nostra denuncia e vedremo le indagini a cosa porteranno» conclude seccamente Anna. Il dato allarmante di questa vicenda è la cascata di denunce seguita alle sue parole. Tante ginnaste, ma anche molte associazioni sportive: «Sono in contatto quotidiano con le ragazze che dopo me e Nina hanno denunciato e a tutte ho fatto i complimenti per il coraggio» rivela Basta. Ad avvalorare la tesi che non sia soltanto l’Accademia nazionale di Desio il luogo infernale della ritmica italiana sono le oltre 40 firme di atlete ed ex atlete raccolte in poche ore dalla petizione promossa dalla piattaforma “Change the game”, un’organizzazione lombarda che da anni si occupa della tutela dei bambini vittime di abusi nel mondo dello sport. A dimostrazione che il fenomeno è vasto e capillare. «Un tipo di trattamento delle atlete che sembra entrato a far parte di una sorta di lessico addestrativo, un modus operandi degli istruttori che in gran parte sono donne» denuncia la presidente di “Change the game” Daniela Simonetti. Anna Basta non intende fermarsi qui. Sostiene che «la battaglia è appena cominciata» e che continuerà a combatterla sui social oltre che nelle sedi opportune: «È fondamentale che lambiente torni sano e che le atlete possano vivere serenamente questa passione, com’è giusto che sia». E per chi ancora dubita della sua posizione, accusando lei e le altre colleghe di aver infangato per sempre il buon nome della ginnastica ritmica, la risposta è nei fatti: «Scusami, vado di corsa. Ho gli allenamenti delle mie bimbe e non voglio farle aspettare». Di Raffaela Mercurio

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