Senza storia lo sport perde senso
A distanza di otto anni dall’acquisto della F1 e di uno da quello del Motomondiale, Liberty Media sta cancellando la storia degli sport

Senza storia lo sport perde senso
A distanza di otto anni dall’acquisto della F1 e di uno da quello del Motomondiale, Liberty Media sta cancellando la storia degli sport
Senza storia lo sport perde senso
A distanza di otto anni dall’acquisto della F1 e di uno da quello del Motomondiale, Liberty Media sta cancellando la storia degli sport
Quanti titoli mondiali ha vinto Marc Márquez, leggenda vivente del Motomondiale? La risposta corretta sarebbe nove: uno in classe 125 (oggi Moto3) nel 2010, uno in Moto2 nel 2012 e ben sette in MotoGP (2013, 2014, 2016, 2017, 2018, 2019 e 2025). Se la matematica non è un’opinione, i titoli iridati del campione spagnolo sono appunto nove. Eppure Liberty Media – che recentemente ha acquistato Dorna Sports, che a sua volta gestisce il Motomondiale – vuole con un colpo di spugna cancellare i mondiali nelle classi cadette e mantenere solo i sette ottenuti nella classe regina. La nota, diramata alle televisioni, parla di dare priorità ai titoli vinti in MotoGP e di non considerare quelli in Moto2 e Moto3 che, secondo alcune indiscrezioni, rischiano di diventare la F2 e la F3 delle due ruote, alla stregua di quanto succede nell’automobilismo al fianco della Formula 1.
Sport, cosa c’entra la Formula 1 con il Motomondiale
Cosa c’entra la Formula 1 con il Motomondiale? Semplice: dal 2017 il Circus è passato dalle mani di Bernie Ecclestone agli statunitensi di Liberty Media, che con la gestione di F1 e MotoGP ha creato il più importante polo degli sport motoristici a livello globale. Il primo passo, che ha fatto storcere il naso agli appassionati, è stato il cambio del logo: via lo storico simbolo della Formula 1 con il numero 1 nascosto, via il logo storico con i cinque petali della MotoGP. L’unico scopo è dare un taglio al passato.
Liberty Media sta cancellando la storia degli sport
A distanza di otto anni dall’acquisto della F1 e di uno da quello del Motomondiale, Liberty Media sta cancellando la storia degli sport. Parlando nello specifico della Formula 1, l’obiettivo era quello di avvicinare un nuovo pubblico attraverso vari mezzi, tra cui la serie Netflix “Formula 1: Drive to Survive” (che appassionati e addetti ai lavori criticano perché romanza troppo quanto accade nel paddock) e il film “F1: The Movie”, con protagonista Brad Pitt nei panni di un pilota cinquantenne che torna in Formula 1 dopo molti anni di stop e trionfa.
Esperti come il giornalista Alessandro Secchi, direttore di “P300.it” (importante testata nel settore) hanno dedicato articoli a questo film elencando ogni elemento che lo rende poco accurato e fedele allo sport reale, perché non bastano telecamere ad altissima risoluzione montate sulle monoposto e una colonna sonora realizzata magistralmente da Hans Zimmer se poi la trama è tutto meno che realistica.
Chi però è realmente penalizzato da questo voler cancellare la storia sono tanto gli appassionati storici del motorsport quanto la stampa del settore, spesso e volentieri messa in disparte per dare spazio a influencer con il pass per vip, accreditati non per la qualità dell’informazione che offrono ma per il numero di follower e di visite che riescono a macinare. Ecco dunque che un articolo sul cane di “Pecco” Bagnaia, sul gatto che ha passeggiato per il paddock di Baku o su Roscoe (il cane di Lewis Hamilton, morto un paio di giorni fa) diventano più importanti di un approfondimento sul regolamento tecnico, sui protagonisti o sul perché questo sistema stia danneggiando non soltanto chi lavora o segue gli sport ma anche questi stessi campionati che, così facendo, si vedono ridotti a mero spettacolo.
I dati di ascolto di Formula 1 e MotoGP sono in costante calo
Perché va bene attrarre un nuovo pubblico, ma non sapere come siamo arrivati a dove siamo oggi è deleterio e il pubblico lo sa bene. I dati di ascolto di Formula 1 e MotoGP sono in costante calo, con una perdita del 75% di pubblico rispetto agli anni Duemila. Senza memoria e rispetto per la storia, F1 e MotoGP rischiano di ridursi a puro show. E i telespettatori, infatti, stanno già voltando pagina.
di Beppe Dammacco
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