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Sinner, ora si esagera!

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Abbiamo visto scrivere tweet al veleno, editoriali in punta di penna sul nostro numero uno e numero due al mondo

Sinner, ora si esagera!

Abbiamo visto scrivere tweet al veleno, editoriali in punta di penna sul nostro numero uno e numero due al mondo

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Sinner, ora si esagera!

Abbiamo visto scrivere tweet al veleno, editoriali in punta di penna sul nostro numero uno e numero due al mondo

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Scriviamo di Sinner prima della finale con Zverev (peccato, Musetti!), perché il punto non è il torneo di Vienna. Detto con il massimo rispetto.

Non ho certo nascosto, più che il disappunto, il dispiacere da sportivo e – perché no – da tifoso azzurro per la rinuncia (peraltro prevista) di Jannik Sinner alla Nazionale in Coppa Davis.

Ho spiegato e rispiegato, anche nel podcast “Il Risveglio della Ragione”, perché là questione – a mio modesto avviso – non sia tanto Sinner, quanto l’aver deprezzato un torneo che un tempo segnava la stagione dei più grandi tennisti e da molti anni è al più una piacevole aggiunta, un’appendice certamente di prestigio, ma pur sempre un’appendice dei grandi obiettivi stagionali.

Come detto e ridetto, Sinner è in robusta compagnia e quindi comincia a venirci anche un po’ a noia ripetere sempre le stesse cose.
Perché tornare a scriverne, allora? Perché abbiamo visto oltrepassare il segno. Abbiamo visto scrivere tweet al veleno, editoriali in punta di penna sul nostro numero uno e numero due al mondo non per una discutibile (lo ripetiamo e sottolineiamo!) scelta agonistica, ma virando sui giudizi alla persona.

Addirittura su valutazioni di carattere strettamente morale e moralistico. Su ciò che rappresenta o non rappresenterebbe. Fino all’idiozia assoluta di quanto sia italiano o non lo sia.
Su quanto ciascuno di noi dovrebbe o non dovrebbe tifare per lui.

Insomma, siamo passati da una serena, doverosa e legittima riflessione su come stia cambiando il mondo dello sport (non sempre in meglio) a un’ordalia di attacchi a testa bassa che hanno sfiorato e forse oltrepassato l’offesa personale. Poi ha parlato letteralmente chiunque, pagliacci compresi.

Qualcuno, citiamo con piacere Enrico Mentana, ha ricordato che in Italia si è sempre perdonato tutto tranne il successo e probabilmente siamo sempre lì.
Jannik Sinner sta sulle scatole perché vince e quando commette degli errori non ci si limita, come abbiamo fatto nel nostro piccolo, a sottolinearli, ma si estremizza, si passa di livello.

Si scala direttamente all’onorabilità personale. Senza rispetto non tanto per le vittorie che vanno e vengono e prima o poi termineranno per forza di cose, ma per un ragazzo che tiene l’Italia sotto gli occhi del mondo.

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