Sinner, resta il tabù Medvedev
Ci sono partite che vanno vinte e Sinner non ce l’ha fatta, sconfitto dal campione Medved nella finale di Master 1000

Sinner, resta il tabù Medvedev
Ci sono partite che vanno vinte e Sinner non ce l’ha fatta, sconfitto dal campione Medved nella finale di Master 1000
Sinner, resta il tabù Medvedev
Ci sono partite che vanno vinte e Sinner non ce l’ha fatta, sconfitto dal campione Medved nella finale di Master 1000
Perché i campioni sono tali nel palmares: ci sono partite che vanno vinte. Jannik non ci è riuscito, non solo per il fisico che non ha risposto alla fatica dei giorni e del caldo asfissiante. E’ entrato in partita in punta di piedi e ci è rimasto in tutto il primo set, perduto senza mai trovare il ritmo, andando anche peggio nel secondo set. Le gambe stavolta non giravano, hanno vinto i crampi, ma la forza mentale ammirata con Alcaraz è andata smarrita.
Il tennista italiano ha perso una partita importante, non solo perché l’unico successo italiano nei Master 1000 è del 2019, nella settimana da sogno di Fabio Fognini a Montecarlo. In mezzo c’è stata anche la finale dello stesso Sinner a Miami nel 2021 e di Matteo Berrettini a Wimbledon lo scorso anno ma in quel caso l’avversario – Nole Djokovic – era uno di quelli che lasciava poche speranze di trionfo.
La delusione è fisiologica. Anche se l’avversario era di quelli veri, quelli abituati a vincere, un top ten da una vita, vincitore di tornei del Grand Slam. Uno scoglio assai impegnativo, 48 ore dopo il trionfo su Alcaraz. Il russo poi è un geniaccio irriverente, che accende e spegne a piacimento, capace di addormentare il gioco, per poi destarsi e mettere la palla sulle righe. La forza mentale è stata sempre il suo limite, assieme all’incapacità di restare a lungo dentro le pieghe della partita. Un ex numero uno al mondo che viene da un 2022 assai negativo ma che è ripartito a febbraio vincendo tornei tipo Rotterdam (in finale su Jannik), perdendo a Indian Wells solo con Alcaraz, tornando così tra i primi dieci al mondo. Forse la Florida l’ha ispirato, passaggi a vuoto se ne sono visti pochi. E ha vinto. Con merito. Ora nella vetrinetta dei trofei ci sono tutti i tornei americani all’aperto, Indian Wells, Miami, Cincinnati, Toronto, lo US Open. Mica poco.
La sconfitta resterà indigesta a lungo a Sinner. Anche perché i due non si sono mai fiutati troppo, non c’era certo l’alchimia mostrata da Sinner e Alcaraz in semifinale e non per il bilancio (5-0) a favore del russo. Medvedev mostrò tutto il suo stile alle Finals di Torino, sbadigliando in faccia a Sinner durante il cambio campo di una partita ininfluente per il risultato (Sinner giocò come riserva) con l’italiano che di sicuro è rimasto nei circuiti dell’italiano.
In ogni caso, il tennis internazionale vede definirsi un nuovo assetto che solo la stagione sul rosso e poi sull’erba potrà ridefinire o confermare, un nuovo poker d’assi al vertice: Djokovic, ovviamente Alcaraz, poi Medvedev, poi c’è Jannik, che è in seconda fila ma con mire sulla pole position, ma che deve ancora mettere benzina nel motore e risolvere qualche taboo, soprattutto fisico. Al tavolo potrebbe tornare a sedersi Rafa Nadal, malconcio, ai box da qualche settimana. Tornerà anche lui, appena si avvicinerà il Roland Garros.
di Nicola Sellitti
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Morto Nino Benvenuti, leggenda italiana del pugilato

Serie A, la sfida scudetto si gioca venerdì

Quanto durano 15 minuti a fine campionato?
