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Sinner

Sinner trionfa all’Atp di Vienna

Jannik Sinner trionfa nel torneo Atp 500 di Vienna contro Medvedev con il punteggio di 7-6 (9-7), 4-6, 6-3 dopo tre ore e quattro minuti di gioco
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Sinner trionfa all’Atp di Vienna

Jannik Sinner trionfa nel torneo Atp 500 di Vienna contro Medvedev con il punteggio di 7-6 (9-7), 4-6, 6-3 dopo tre ore e quattro minuti di gioco
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Sinner trionfa all’Atp di Vienna

Jannik Sinner trionfa nel torneo Atp 500 di Vienna contro Medvedev con il punteggio di 7-6 (9-7), 4-6, 6-3 dopo tre ore e quattro minuti di gioco
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Jannik Sinner trionfa nel torneo Atp 500 di Vienna contro Medvedev con il punteggio di 7-6 (9-7), 4-6, 6-3 dopo tre ore e quattro minuti di gioco

Jannik merita un dieci. E non certo solo per il torneo numero dieci vinto a Vienna in pochi anni di carriera, una splendida anomalia per il tennis italiano. Il dato che arriva dalla finale austriaca con il russo Medvedev è che il tennista altoatesino in questo momento è il protagonista del circuito. Anzi, il migliore del lotto nell’ultima fetta di stagione che va dallo Us Open ai tornei indoor sul cemento e che si concluderà con le Atp Finals, a Torino.

In poche settimane, Sinner ha vinto a Pechino e a Vienna, entrambe le volte su Medvedev, non certo uno qualsiasi. Ma è la continuità di rendimento di Sinner, la sua velocità di palla a ritmi insostenibili che scava un canyon con gli altri top ten. Un po’ Lendl, un po’ Agassi, soprattutto Sinner: il trionfo del power tennis, del gioco da fondo a un palmo dalle righe. Se sostenuto dalla condizione fisica attuale che gli consente di reggere quasi tre ore di furia tennistica contro Medvedev, per Jannik nulla è precluso, anzi. Ora lo dicono i risultati, piuttosto che i vaticini sulle prospettive di carriera: con Djokovic che si amministra, in un patto segreto con Padre Tempo, per i Master 1000 e per le prove del Grand Slam e con Alcaraz che pure si è concesso concede qualche pausa, il campione italiano è attualmente il numero tre della corsa. Anche più di Medvedev, che sino a un mese fa lo batteva regolarmente, più del danese Rune, che per risorgere si è affidato a Boris Becker.

La sensazione è che la crescita di Jannik, dopo un periodo di adattamento al lavoro con il nuovo staff tecnico, sia verticale. Si vede al servizio, nella continuità di gioco, soprattutto sul cemento al coperto, che pare essere la superficie su cui rende al meglio. A volte, per la tracotanza del suo power tennis, pare sia in grado di spaccare la pallina e questo porta all’unico segmento del suo piano partita su cui ci sono margini di lavoro, ossia l’elaborazione di un piano B che non porti il suo fisico allo sfinimento.

Lo si è visto anche nella fantastica partita con Medvedev a Vienna, con passaggi a vuoto legami al logorio fisico nel terzo set, poi vinto da dominatore. Insomma, si è solo all’inizio, Jannik ha 22 anni, l’età giusta per prendersi o almeno contendere ad Alcaraz l’eredità di Nole. E per l’italia è più che un sogno.

di Nicola Sellitti 

 

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