Sinner, voler bene e dire la verità
La decisione di Jannik Sinner di non accettare l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lascia molto amaro in bocca
Sinner, voler bene e dire la verità
La decisione di Jannik Sinner di non accettare l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lascia molto amaro in bocca
Sinner, voler bene e dire la verità
La decisione di Jannik Sinner di non accettare l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lascia molto amaro in bocca
La decisione di Jannik Sinner di non accettare l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lascia molto amaro in bocca
Inutile girarci intorno. La decisione di Jannik Sinner di non accettare l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della giornata di festa – ieri al Quirinale – per lo straordinario 2024 vissuto dal Tennis azzurro, mi ha lasciato molto amaro in bocca. Proprio perché il N.1 del tennis mondiale mi ha ispirato innumerevoli interventi fatti di entusiasmo sincero, commozione sportiva e orgoglio italiano, ritengo opportuno ragionare su quella che è in tutta evidenza una caduta di stile.
O almeno un calcolo sbagliato, suo e – voglio crederlo – di chi gli sta vicino. Secondo fonti prossime al tennista, infatti, Sinner avrebbe manifestato un “forte affaticamento” sia fisico che mentale. Questo dopo le estenuanti settimane a Melbourne, culminate con la vittoria dello Slam. Un dato di fatto, per carità, se ricordiamo la crisi evidente subita durante la partita contro Rune. I medici del suo team lo avrebbero così esortato a un “riposo assoluto”. Consigliando di saltare non solo l’evento al Quirinale ma anche il torneo Atp 500 di Rotterdam, dove avrebbe difeso il titolo.
Non è la prima volta di rinunce dolorose da parte di Sinner, ma erano altri tempi. Nel 2021 declinò i Giochi di Tokyo per “immaturità atletica”. Nel 2023 saltò la fase a gruppi della Coppa Davis (non mancarono forti polemiche). E la scorsa estate rinunciò alle Olimpiadi di Parigi. In questo caso, peraltro, dopo l’iniziale, debole scusa della tonsillite, venne fuori la vicenda doping, che avrebbe atterrato giocatori fatti di una pasta diversa dalla sua.
Se proprio vogliamo, c’è anche il rifiuto al Festival di Sanremo 2024, ma alzi la mano chi poté dargli torto per questo.
Come spesso gli capita, è stato assolutamente lucido Paolo Bertolucci: «Lui detesta queste cerimonie. Sono scelte personali, ma dire di no al presidente della Repubblica…». Ecco, il “no” a una persona amatissima come Sergio Mattarella pesa e fa male. Ripetiamo, è inutile edulcorare o girarci intorno. Sergio Mattarella lo ricordiamo tutti sotto la pioggia ad attendere la squadra italiana alle Olimpiadi di Parigi nella serata della cerimonia inaugurale. Anche per questo e senza drammi, la delusione è palpabile, anche nei corridoi della Federtennis.
La vicenda solleva una questione più ampia: fino a che punto un atleta può anteporre la propria salute e la preparazione sportiva agli obblighi simbolici che fanno sostanza (e non c’è nulla di più simbolico del Quirinale)? Per Sinner, la risposta è chiara, ma evidenzia anche il conflitto fra l’isolamento necessario a un campione, il suo rapporto con il resto dell’ambiente e i compagni e le stesse aspettative sociali.
In fin dei conti, a ben pensarci, sarebbe bastato un buon consiglio di qualcuno vicino a lui.
Di Fulvio Giuliani
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