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Tsitsipas batte Sinner Masters 1000 Montecarlo

Solo i crampi (e l’arbitro) fermano la corsa di Sinner

Masters 1000 Montecarlo: Sinner eliminato 4-6 6-3 4-6 da Tsitsipas che vola in finale

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Masters 1000 Montecarlo: Sinner eliminato 4-6 6-3 4-6 da Tsitsipas che vola in finale

Vincere. Anche quando non è in versione Cannibale, restando a galla nelle acque torbide della partita, con una tenuta d’acciaio nei momenti chiave del secondo set. Fisico e tecnica, soprattutto una forza mentale spaventosa che copre gli errori, sofferenze e quel feeling con la palla che sul “rosso” ancora deve scoppiare. E che quando arriverà, porterà guai grossi agli avversari. E poi la più che probabile sfida, l’ennesima, con Nole Djokovic, che lui stesso ha mandato in crisi con una tripletta di vittorie consecutive.
Era questo lo scenario disegnato addosso a Jannik Sinner, in semifinale a Montecarlo contro il greco Tsitsipas, prima dell’arrivo dei problemi fisici, prima alla coscia sinistra, poi a quella destra. Risentimenti, crampi (un vecchio problema per Jannik, sparito negli ultimi mesi), il successo a un palmo che svanisce, perché giocare menomati sulla terra rossa, dopo oltre due ore e 30 minuti di battaglia sportiva, è troppo anche per questo Jannik, che ha perduto un incontro di boxe giocato a 30 gradi, su cui ha inciso anche un grave errore arbitrale che gli avrebbe regalato un doppio break nel terzo set e in cui lo spartito da seguire era complesso dal principio. Il greco infatti ha vinto due volte nel Principato, è abile interprete della terra battuta, è arrivato in finale al Roland Garros – battuto da Djokovic – e con l’italiano vanta una tradizione positiva sul rosso (4-2).

L’inizio è stato incerto e Sinner l’ha pagato. E’ parso anche indeciso sul piano tattico come mai negli ultimi tempi. Le trappole del greco, specie sul rovescio a una mano a spingerlo fuori dal campo, gli hanno strappato via il primo set. Poi è tornato Sinner in versione Eddy Merckx, ma solo per alcuni minuti: il timing con la palla non è stato dei migliori nelle oltre due ore di gioco e questo l’ha portato a giocare a ondate. Ma la sua forza mentale, anche nel game che lo ha portato al terzo set, annullando cinque palle break all’avversario, è un qualcosa che lascia al momento senza argomenti. Qualcosa che si vede raramente, anche nei migliori, da degno erede di Nole Djokovic, che sulle partite vinte nelle giornate storte ha costruito una fetta importante della sua carriera.

Sorride anche quando sbaglia, Jannik. Sbaglia, sorride, anche quando è nelle mani del fisioterapista, poi riparte. Stavolta è stato fermato dai guai fisici. Tornerà a smontarli presto, forse ora è il caso di recuperare, fermarsi ai box e poi riprendere da dove ha lasciato. Magari a Roma, pensando a Parigi.

Di Nicola Sellitti

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