Spalletti disastro, ma non solo suo
Luciano Spalletti ha fatto degli errori, tanti, accompagnando gli azzurri alla porta d’uscita degli Europei2024. Ma non è il solo
Spalletti disastro, ma non solo suo
Luciano Spalletti ha fatto degli errori, tanti, accompagnando gli azzurri alla porta d’uscita degli Europei2024. Ma non è il solo
Spalletti disastro, ma non solo suo
Luciano Spalletti ha fatto degli errori, tanti, accompagnando gli azzurri alla porta d’uscita degli Europei2024. Ma non è il solo
Luciano Spalletti ha fatto degli errori, tanti, accompagnando gli azzurri alla porta d’uscita degli Europei2024. Ma non è il solo
Luciano Spalletti è rimasto a Napoli, dove ha oggettivamente costruito il capolavoro di una carriera. In Nazionale, di quella grande bellezza non si è visto nulla. Solo tanti proclami, una distanza fisica e psicologica con i giocatori divenuta fragorosa e persino ingenerosa: insistere a dire che non abbiamo grandi giocatori è dolorosamente vero, ma un Ct non dovrebbe dirlo MAI.
Questo è il punto: saranno anche al più normali e stop, ma per lui dovrebbero essere i migliori al mondo, presentati e vissuti come tali. Sempre e comunque. Spalletti (un irriconoscibile Spalletti spaesato, confuso, cervellotico, inutilmente verboso) ha invece fatto capire all’universo mondo che il livello del nostro calcio è questo e che non c’è nulla da fare. Solo arrendersi all’ineluttabile, affondando come singoli e come squadra.
Eppure non possiamo fermarci a Luciano Spalletti e ridurre tutto alle eventuali dimissioni del Ct: c’è troppo di italico nei limiti e nei vizi emersi in queste quattro partite. Lo stesso allenatore che dice di tutto dei suoi giocatori poi ne schiera alcuni in condizioni imbarazzanti solo perché ‘sono figli suoi’. Vi dice nulla?!
Il risultato è un onesto interprete che risponde al nome di Giovanni Di Lorenzo esposto a figuracce che ne mineranno l’intera carriera a livello internazionale. Presentato dai soliti procuratori come un mix fra Garrincha e Roberto Carlos, è solo uno come tanti, ridicolizzato da qualsiasi giocatore gli avversari dell’Italia gli abbiano messo contro. Noi ne facciamo fenomeni, degni di ore e ore di trasmissioni sul suo destino.
Spalletti è a valle di questo fenomeno e non può essere solo colpa sua. Come nel caso di Scamacca, irritante e inutile appena sottratto agli schemi di Gasperini all’Atalanta o di El Shaarawy misteriosamente tirato fuori dalla naftalina, giusto per farsi umiliare per 45 minuti. Le occasioni ci vengono date, poi sta a noi meritarcele e sfruttarle. Non dimentichiamolo.
Tanti ancora, da Di Marco a Chiesa, da Pellegrini a Cristante, Raspadori e Retegui sono stati stritolati dal primo, grande esame. A cui siamo arrivati insopportabilmente impreparati. Del resto, i soli Donnarumma, Calafiori e Zaccagni (ieri in panca per un’ora, boh…) ci hanno dato l’opportunità di ribellarci al destino, ma abbiamo voltato le spalle alla responsabilità e ce ne siamo semplicemente tornati a casa.
E ora? Siamo – di nuovo – all’anno zero, con l’aggravante di un calcio ormai pubblicamente additato come l’anello debole fra gli sport del Paese. Il confronto con tante discipline è impietoso, in particolare nella sconcertante assenza di personaggi. Donnarumma escluso.
La mania collettiva di un tempo non si sposa più da troppo con i grandi caratteri e i veri talenti. Per tacere dei fenomeni. Siamo ormai assuefatti ai bravi professionisti – pure bravi ragazzi – e stop. Gente con cui si riempie di fuffa l’aria del nostro calcio, illudendosi di essere ancora… l’Italia.
di Fulvio Giuliani
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Tag: calcio sport
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