Riconciliarsi con lo sport
Avevo bisogno di respirare, di ricordarmi perché continuo ad amare lo sport, anche quello iper-professionistico

Riconciliarsi con lo sport
Avevo bisogno di respirare, di ricordarmi perché continuo ad amare lo sport, anche quello iper-professionistico
Riconciliarsi con lo sport
Avevo bisogno di respirare, di ricordarmi perché continuo ad amare lo sport, anche quello iper-professionistico
Nelle ultime 24 ore, ho dovuto scrivere due volte di episodi tragici e rivoltanti legati al mondo dello sport e del calcio italiano in particolare. Avevo bisogno di respirare, di ricordarmi perché continuo ad amare lo sport, anche quello iper-professionistico, dei milioni di euro o di dollari e dei personaggi inavvicinabili.
Gli dei dello sport, allora, hanno inviato queste immagini: è la breve conferenza stampa di addio di uno degli allenatori più vincenti della storia del basket, Gregg Popovich.
In condizioni di salute ormai precarie, ha dovuto dire “basta“ alla panchina dopo 29 stagioni alla guida dei San Antonio Spurs, 1422 vittorie in stagione regolare (record assoluto), cinque titoli NBA e soprattutto una leadership e un carisma entrati nella storia non solo della pallacanestro.
Guardate quei due signori che lo scortano, sono Manu Ginobili e Tim Duncan, due dei suoi giocatori più importanti ai tempi dei grandi trionfi. Hanno voluto essere lì, nel giorno in cui il loro coach ha avuto più bisogno di un sostegno fisico e psicologico.
Le forze sono ridotte, i movimenti resi complessi dai malanni, come la parola. Loro aiutano, con discrezione e pudore. Quello che non manca e non mancherà mai in uomini così è lo spirito.
Lo spirito che porta due superstar a esserci, ad aiutare quando serve, a proteggere.
Silenziosi, presenti, due rocce al fianco del coach di una vita. Sembrano dirgli, senza bisogno di parlare: “Noi siamo qui, questa volta a bordo campo per te ci siamo noi. Non preoccuparti di nulla, Jefe“
di Fulvio Giuliani
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