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Studio e sport mai nemici

Il monito di Filippo Ganna dopo l’argento olimpico conquistato nel ciclismo e squadra: sport e studio siano binari sempre coincidenti

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Studio e sport mai nemici

Il monito di Filippo Ganna dopo l’argento olimpico conquistato nel ciclismo e squadra: sport e studio siano binari sempre coincidenti

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Studio e sport mai nemici

Il monito di Filippo Ganna dopo l’argento olimpico conquistato nel ciclismo e squadra: sport e studio siano binari sempre coincidenti

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Il monito di Filippo Ganna dopo l’argento olimpico conquistato nel ciclismo e squadra: sport e studio siano binari sempre coincidenti

Tra le dediche di Filippo Ganna per l’argento olimpico appena conquistato nella prova individuale di ciclismo su strada, non ci sono sicuramente i suoi professori delle superiori. Non c’è stato rancore nelle sue parole, ma lo sprinter italiano in alcune interviste è tornato su un tema che cerca di evidenziare da qualche anno e su cui si riflette poco e male: il binario quasi mai coincidente tra sport e scuola. Si deve scegliere: o l’uno o l’altro.

Nel caso di Ganna, bici o libri. Lui ha scelto le due ruote, abbandonando gli studi a 17 anni. Gli sarebbe piaciuto non recidere quel filo, per questo – dopo alcune lezioni saltate – chiese ai suoi professori un percorso di recupero. Ganna (che soffre di dislessia) si ritrovò davanti un muro invalicabile. E ora, oltre un decennio dopo, si ritrova da un lato un palmarès da fuoriclasse (un oro e un argento olimpici più dieci titoli mondiali vinti), dall’altro un diploma mancato e la consapevolezza che spesso la scuola non si ponga il dubbio di non saper valorizzare lo sport.

Il nodo è chiaramente rappresentato dagli anni delle superiori, che coincidono con la fase di formazione degli studenti-atleti, tra viaggi da sostenere e lezioni da recuperare. Ci sarebbe un equilibrio da trovare, tra i ritmi serrati previsti dai programmi di studio e le esigenze degli atleti che chiedono più elasticità negli orari e una tempistica più dilatata sulle verifiche. Una strada praticabile potrebbe essere quella degli studi a distanza. Al momento non ci sono istituti scolastici online in grado di rilasciare dei diplomi. Eppure portare avanti entrambe le carriere è possibile. E, soprattutto, ne vale la pena per la formazione professionale e personale degli studenti-atleti.

Si è di fronte a un necessario step culturale: non considerare più la pratica sportiva come un ostacolo nel percorso di apprendimento. Anzi, chi fa sport ad alto livello alza il proprio livello di autodisciplina e di problem solving, sperimentando il valore della leadership e del lavoro di squadra. Gli elementi base del processo di sviluppo.

Ci sono diversi casi di atleti che prima sono riusciti a scollinare oltre il diploma e poi si sono laureati durante la carriera professionistica oppure dopo il ritiro dalle gare: dall’ex colonna della Juventus e della Nazionale Giorgio Chiellini al difensore del Bologna Lorenzo De Silvestri, fino al centrocampista del Milan Tommaso Pobega, per restare al solo calcio. Mentre è fuori categoria (anche sui libri) il nostro re dei velocisti Pietro Mennea, la Freccia del Sud che fu primatista mondiale dei 200 metri per 17 anni, con quattro diplomi di laurea alla parete: Scienze motorie, Scienze Politiche, Giurisprudenza e Lettere.

Il messaggio di Ganna è stato potente: è forse la scuola che deve cambiare, ridefinire il suo ruolo, fornendo gli strumenti adatti a una realtà che cambia, diventando un moltiplicatore di sogni. Quei sogni che servono poi per fare grandi cose nella vita: l’esempio arriva ancora una volta dalle Olimpiadi in corso a Parigi, in particolare dai cestisti del Sud Sudan che – senza campi dove giocare e allenarsi, senza scarpe, quasi senza niente – hanno comunque vinto la loro prima partita olimpica contro Portorico. Soltanto pochi giorni dopo aver messo paura – seppure in amichevole – alle superstar multimilionarie dell’Nba.

di Nicola Sellitti

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