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Sud Sudan

Sud Sudan, che storia!

Sognavano, sognano e sogneranno i ragazzi della Nazionale di basket del Sud Sudan, un Paese che una manciata di anni fa neppure esisteva

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Sud Sudan, che storia!

Sognavano, sognano e sogneranno i ragazzi della Nazionale di basket del Sud Sudan, un Paese che una manciata di anni fa neppure esisteva

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Sud Sudan, che storia!

Sognavano, sognano e sogneranno i ragazzi della Nazionale di basket del Sud Sudan, un Paese che una manciata di anni fa neppure esisteva

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Sognavano, sognano e sogneranno i ragazzi della Nazionale di basket del Sud Sudan, un Paese che una manciata di anni fa neppure esisteva

Con l’animo pesante per la strage assurda, disumana, incommentabile su un campetto da calcio, voluta da Hezbollah strumento della teocrazia iraniana, abbiamo sentito forte il bisogno di una storia che proprio dallo sport – lo sport sognato dalle 12 piccole vittime della mattanza di sabato – traesse un po’ di forza. E anche un po’ di coraggio per guardare con fiducia al futuro, nonostante questa gente che sembra cercare solo la via più breve per raccogliere e seminare morte.

Chi sogna, però, è più forte di tutto e tutti. Sognavano, sognano e sogneranno i ragazzi del Sud Sudan, un Paese che una manciata di anni fa neppure esisteva, in un’area dilaniata da una guerra civile apparentemente senza speranza. Il gruppetto di ragazzi che compone la Nazionale più improbabile e poetica di queste Olimpiadi merita ogni nostro incondizionato applauso e pensiero.

Non hanno mai giocato in patria, per il semplice motivo che non esiste in patria un palazzetto e questo certamente non è il principale problema di un Paese che oltre uno sconfinato orgoglio e una prepotente voglia di vita, pace e libertà non ha null’altro da offrire.

Praticamente la loro totalità ha perso un genitore o un parente nella guerra civile, sono nati e cresciuti profughi. Termine che racchiude e supera ogni senso di povertà, esclusione e marginalità.
Sono alle Olimpiadi per segnalare al mondo che esistono e che niente, nessuno potrà negar loro la gioia della vita e dello sport.

Gli hanno pure suonato l’inno sbagliato e hanno vinto all’esordio, battendo Portorico: già questa sembra una favola incredibile, così come nella fase di preparazione a momenti battevano gli Stati Uniti d’America, salvati solo da una magia dell’eterno LeBron James.

Loro, i sudsudanesi, senza casa, senza un tetto, senza un soldo, ma con un cuore grande così stanno scrivendo una storia pazzesca. Non si accontentano di far presenza, di una testimonianza che già di per sé sarebbe di incredibile valore. Già scendendo in campo danno un senso a questi Giochi, dovessero vincere qualche altra partita diventerebbero gli eroi di tutti noi

Almeno di chi non si rassegna al barbaro cinismo che sembra essersi impossessato di tanti fortunati cittadini del mondo libero e ricco. Così assuefatti alle loro fortune, ai loro giganteschi vantaggi da aver cominciato ad adorare i dittatori che la libertà per cui il Sud Sudan vive e muore la disprezzano e violentano ogni giorno.

di Fulvio Giuliani

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