Tornano il campionato e la macchina dei ricordi
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Fischio d’inizio per il campionato di calcio italiano! E mentre ci apprestiamo a capire che serie A sarà, la morte di Claudio Garella ci fa ripensare alla nostalgia degli ’80 e del calcio come poesia in movimento.

Tornano il campionato e la macchina dei ricordi
Fischio d’inizio per il campionato di calcio italiano! E mentre ci apprestiamo a capire che serie A sarà, la morte di Claudio Garella ci fa ripensare alla nostalgia degli ’80 e del calcio come poesia in movimento.
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Tornano il campionato e la macchina dei ricordi
Fischio d’inizio per il campionato di calcio italiano! E mentre ci apprestiamo a capire che serie A sarà, la morte di Claudio Garella ci fa ripensare alla nostalgia degli ’80 e del calcio come poesia in movimento.
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Via al campionato di calcio, W il campionato di calcio!
In ampio anticipo rispetto alle abitudini italiane (anche se negli ultimi anni si era via via partiti in piena estate, mai prima di Ferragosto complice il mondiale novembrino che ci vedrà spettatori in Qatar), il nostro amato pallone ricomincia a rotolare. Mentre ci apprestiamo a capire che Serie A sarà, con l’esordio quasi in contemporanea delle due milanesi date per favorite, viene da ripensare alle estati di quando eravamo noi italiani a dominare la scena continentale e la Premier League abitava qui. Insomma, gli anni 80.
La morte di Claudio Garella – di cui scrivo oggi su La Ragione e di cui mi sono già occupato anche qui – ci ha costretti a ripensare con nostalgia sincera a perché il fascino di quel decennio magico del pallone di casa nostra non accenni a tramontare.
Le motivazioni, in realtà, le conosciamo tutti e vanno dal Mundial del 1982 – che abbiamo rievocato proprio in questi mesi per il quarantennale e tutta la sua carica mitologica – l’afflusso dei più grandi giocatori del mondo nel nostro campionato e un’alternanza di storie incredibili che ancora oggi sanno di romanzo. Proprio la prematura scomparsa di ‘Garellik’ ci ha permesso di ricordare in un colpo solo l’incredibile scudetto del Verona e il primo titolo del Napoli di Maradona. Cose che oggi fatichi anche a immaginare e di sicuro non in questa sequenza.
C’era tutto questo, ma anche molto altro, impalpabile e potente: in quegli anni, per tutto quello che abbiamo ricordato, il calcio appariva poesia in movimento. Rubiamo questa espressione – definizione che gli americani riservarono al basket – perché ideale per descrivere anni in cui abbiamo visto pennellare in campo le giocate di Diego, Zico, Falcao, Platini, Van Basten e gli olandesi del Milan. Solo per limitarsi alla lista più ovvia e scontata. Gente che oggi varrebbe cifre inimmaginabili e soprattutto schianterebbe chiunque con la sola forza del proprio carisma.
Questo – è magari solo l’opinione di vecchi ragazzi degli ottanta… – fece la differenza nella nostra età d’oro, la caratura dei personaggi. Quarant’anni dopo restano popolari, familiari, ‘vicini’ come fosse allora. Una magia che nessun Instagram potrà mai replicare, nessun social media manager ossessionato dallo scatto perfetto potrà ricreare in laboratorio. Era la poetica bellezza della loro spontaneità a rendere quel calcio inarrivabile.
Buon campionato, perché il fenomeno che rompe gli schemi e fa ripartire la magia può venire fuori in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Come insegna la storia del pallone.
di Fulvio Giuliani
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