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tottenham sconfitto a tavolino

La lezione del Tottenham eliminato dalla Conference League

Il Tottenham eliminato dalla Conference League a tavolino a causa di 13 positivi. Il calcio metafora di una società che non ha ancora ben compreso che il vaccino è una questione che riguarda tutti.
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La lezione del Tottenham eliminato dalla Conference League

Il Tottenham eliminato dalla Conference League a tavolino a causa di 13 positivi. Il calcio metafora di una società che non ha ancora ben compreso che il vaccino è una questione che riguarda tutti.
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La lezione del Tottenham eliminato dalla Conference League

Il Tottenham eliminato dalla Conference League a tavolino a causa di 13 positivi. Il calcio metafora di una società che non ha ancora ben compreso che il vaccino è una questione che riguarda tutti.
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Il Tottenham eliminato dalla Conference League a tavolino a causa di 13 positivi. Il calcio metafora di una società che non ha ancora ben compreso che il vaccino è una questione che riguarda tutti.
Il 9 dicembre si sarebbe dovuta giocare la partita di Conference League Tottenham-Rennes, ma il match era stato, in un primo momento, rinviato a data da destinarsi a causa dei crescenti contagi in casa Spurs. Alla vigilia la squadra di Antonio Conte contava ben otto giocatori e cinque componenti dello staff positivi al Covid. Da qui la scelta della UEFA di non far giocare la partita. Dopo alcuni giorni si è constatata l’impossibilità di recuperare il match per assenza di date disponibili, fino alla definitiva decisione di assegnare la sconfitta a tavolino (0-3) al Tottenham, sceso così in terza posizione nel girone e uscito di fatto dalla competizione. Il mix tra casi Covid e calendari sempre più pieni tra impegni nazionali e internazionali è stato letale per la squadra inglese. La decisione della Uefa è ineccepibile in punta di diritto perché esegue l’Allegato J.3.1 al Regolamento della Conference League per la stagione 2021/22. In base a questa norma: “Se non è possibile riprogrammare la partita, il club che non può giocare la gara sarà ritenuto responsabile per la partita non disputata e sarà considerato sconfitto per 3-0. Inoltre, l’Organo di Controllo, Etica e Disciplina UEFA può adottare ulteriori misure disciplinari se le circostanze lo giustificano”. È la prima volta che viene applicata questa norma. Eravamo abituati a sconfitte a tavolino per atti offensivi o violenti nei confronti dell’altra squadra o tifoseria, o per irregolarità nette, evidenti. In questo caso la sconfitta è arrivata ma senza che sia stata infranta qualche regola scritta. Come spesso capita, il calcio regala spunti per riflettere sulla vita al di fuori del rettangolo di gioco. Soprattutto, in questo caso, sotto due aspetti: quello della responsabilità e quello della straordinarietà del momento che stiamo vivendo da febbraio 2020. La sconfitta inflitta al Tottenham è formalmente e sostanzialmente una punizione. E se c’è una punizione ci deve essere una condotta illecita, a meno che ad essere illecita non sia la punizione stessa, ma non è questo il caso e ora vedremo anche perché. I Coys hanno in un certo senso pagato per tutti la scelta che accomuna le altre squadre inglesi: la scarsa adesione dei suoi atleti alla campagna vaccinale, con circa il 30% dei calciatori della Premier che non hanno voluto ricevere il vaccino anti-Covid. E qui arriviamo al secondo punto: la punizione inflitta, così come lo stesso allegato che la prevede, ci ricorda che in un periodo del tutto straordinario come quello che stiamo vivendo, è impossibile vivere senza voler sacrificare qualcosa. Ci ricorda, per esempio, che è impossibile non volersi vaccinare ed esigere, al contempo, di fare la stessa vita di sempre. Che è impossibile ritenere le scelte sulla propria salute del tutto scollegate dalla salute della società. Per cui sì, è lecito scegliere di non vaccinarsi; il fatto di dover pagarsi i tamponi per lavorare, venendo in un certo senso penalizzati da una propria scelta libera, può apparire dunque incoerente e strano agli occhi di molti. Ma la situazione è strana da febbraio 2020. E una situazione straordinaria richiede norme straordinarie. di Giovanni Palmisano

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