La faccia più bella mostrata dal calcio italiano da almeno un paio di anni, da Euro 2020 vinto dalla nazionale di Roberto Mancini. Anche più del tris di finali delle italiane nelle competizioni europee. La punizione mancina di Simone Pafundi, anno 2006, professione predestinato secondo Mancini e altri addetti ai lavori – alcuni si sono anche avventurati in paragoni ingombranti e pericolosi – ha regalato la finale dei Mondiali Under 20 all’Italia. Superata la Corea del Sud, domenica sera, diretta su Rai2 alle ore 23, c’è l’Uruguay: la consueta gara sudamericana (visibile anche tra i 19-20enni) tra gli azzurrini e il primo mondiale di sempre nella categoria, dopo aver battuto il Brasile e poi eliminato Inghilterra e Colombia.
Ma prima di indirizzare i pensieri verso la finalissima, va segnalata l’ennesima superba partita dei ragazzi allenati da Carmine Nunziata, centrocampista di sostanza degli anni ‘90 che ha disegnato una nazionale davvero europea: difesa alta, pressing alto, feroce, qualità in mezzo al campo, verticalizzazioni, una mentalità vincente. Una nazionale che gioca come una squadra di club.
Ed è una bellissima notizia, perché si vede qualcosa, si vede ricerca, qualità e bellezza e anche singoli che hanno tutto per una carriera da stella, sebbene il calcio non dia garanzie di successo a nessuno. Compreso Pafundi, un concentrato di talento in un pacchetto di centimetri, che si è inventato una pennellata mancina nello stadio di La Plata, su un campo ai limiti della decenza che porta il nome di Diego Armando Maradona. E prima del folletto dell’Udinese, nel primo tempo, è andato di nuovo a segno Cesare Casadei: sesto sigillo per la mezzala che somiglia a Lampard e a Hamsik, che l’Inter ha lasciato andare al Chelsea per 15 milioni di euro, che presto potrebbe valerne il quadruplo.
Si giocherà di nuovo sullo stesso campo, tra una manciata di ore. Appuntamento con la storia, sebbene l’Under 20 di Nunziata ne abbia già scritto un avvincente capitolo.
Di Nicola Sellitti
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