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Nazionale qualità

Una Nazionale senza qualità

La qualità non si inventa a tavolino. Luciano Spalletti sa bene che nella ‘cassetta degli attrezzi’ degli Azzurri la materia prima non è di quelle pregiate

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Una Nazionale senza qualità

La qualità non si inventa a tavolino. Luciano Spalletti sa bene che nella ‘cassetta degli attrezzi’ degli Azzurri la materia prima non è di quelle pregiate

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La qualità non si inventa a tavolino. Luciano Spalletti sa bene che nella ‘cassetta degli attrezzi’ degli Azzurri la materia prima non è di quelle pregiate

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La qualità non si inventa a tavolino. Luciano Spalletti sa bene che nella ‘cassetta degli attrezzi’ degli Azzurri la materia prima non è di quelle pregiate

La qualità non si inventa a tavolino. Luciano Spalletti sa bene che nella ‘cassetta degli attrezzi’ degli Azzurri – di cui ha parlato spesso anche durante il ritiro della Nazionale a Covercianola materia prima non è di quelle pregiate. O almeno non quanto quella della Spagna (e lo si è visto in modo quasi brutale l’altra sera a Gelsenkirchen) o dell’Inghilterra, meno ancora della Francia: molte delle riserve francesi sarebbero titolari inamovibili nell’Italia. È questo il punto di partenza, su cui si possono innestare gli errori del commissario tecnico, che contro le Furie rosse ha presentato un gruppo di calciatori molli, indecisi, travolti dalla partita, dal talento degli spagnoli, dalle proprie incertezze.

In attesa della sfida contro la Croazia che vale un posto agli ottavi di finale (e guai pensare che possa andare bene il pareggio: è un antico vizio italiano da correggere, almeno quello), forse è il caso di andare a fondo su uno dei veri motivi della distanza tra gli Azzurri e le Nazionali che si giocheranno il titolo continentale. Senza preamboli: ci manca qualità offensiva e l’assenza di un attaccante di spessore vero, di valore europeo, è un buco nero mai più colmato. Servirebbe uno che sposta gli equilibri e che crea pericoli anche da solo, quando la partita vede l’Italia chiusa in sé stessa, avvolta nelle sue paure e imprecisioni. Non per forza Mbappé, ma anche uno come Morata o il tedesco Füllkrug.

Non lo è Gianluca Scamacca (18 presenze e un gol in Nazionale), che pure negli ultimi mesi aveva mostrato passi avanti e realizzato tante reti con l’Atalanta. Ha giocato un anno in Premier League al West Ham, tra tanti infortuni e pochi gol. Senza scomodare il lungo elenco di attaccanti di cui ha potuto disporre l’Italia anche quando non alzava trofei (negli ultimi vent’anni Totti, Del Piero, Vieri, Inzaghi, Toni e Gilardino) perché il confronto sarebbe imbarazzante, servirebbe come l’aria anche un semplice terminale offensivo – non necessariamente un campione – che riesca a reggere il confronto con le difese europee senza farsi travolgere. Non è un atto di accusa, ma la constatazione di una realtà di fatto, sperando ovviamente di essere smentiti già contro i croati: con la Spagna Scamacca non ha mai tirato in porta, ha sbagliato quasi tutte le sponde e si è spesso incartato, prima della (tardiva) sostituzione. È andata un pizzico meglio con l’italo-argentino Retegui, a cui era ricorso Roberto Mancini circa un anno fa. Anche l’attaccante del Genoa non si sarebbe neanche avvicinato alla maglia azzurra, in epoche più ricche di talento. E lo stesso discorso tocca Jack Raspadori, che è un volenteroso involuto: forse prima punta di movimento (sa legare il gioco), poco produttivo davanti alla porta, a 24 anni perennemente in bilico tra potenza e atto, anzi più potenza che atto.

Questo è il ventaglio di opzioni per Spalletti, che non ha certo lasciato in Italia dei tiratori scelti: non lo è più Ciro Immobile, che anche quando era al top alla Lazio non ha mai fatto il grande salto in Nazionale, meno ancora altri attaccanti come Lucca o Kean. L’Italia ha saputo vincere o arrivare in fondo anche senza un bomber da 5-6 reti nella competizione: lo ha fatto ai Mondiali 2006 (le punte erano Toni, Totti, Del Piero, Inzaghi) e anche a Euro 2020, dove è stata la forza di squadra – oltre all’allineamento degli astri e a un portiere fuoriclasse – a portarci alla meta. Magari accadrà anche stavolta, in Germania. Saremmo più che felici di mettere su carta il mea culpa.

di Nicola Sellitti

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